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Deragliamento famigliare
Azami, primo capitolo di una pentalogia, è un lungo racconto che riscopre e riallinea per un breve periodo gli stanchi giorni vissuti dal protagonista, Mitsuo, a quelli di Mitsuko, vecchi compagni di scuola persisi dopo l’ infanzia e riabbracciatisi per caso molto anni dopo, quando l’età adulta ha di nuovo riallineato le loro storie, all’ apparenza antitetiche.
Se Mitsuo, una moglie e due figli, redattore in una rivista d’ attualità, cerca di evadere da un lavoro spossante e da un matrimonio piuttosto ordinario che lo ha privato dell’ intimità di coppia indirizzando il proprio desiderio alla frequentazione di locali a luci rosse, la bella e intrigante Mitsuko vive le difficoltà del presente tra il lavoro in un bar e l’ attività di entraineuse, così lontana dall’ immagine di lei che il protagonista conservava nella propria memoria.
È stata il suo primo amore, e così sarà per sempre, in tutti questi anni Mitsuo non l’ ha più rivista, nemmeno nelle riunioni tra vecchi compagni di scuola organizzate dall’ambizioso e vendicativo Goro.
Oggi, improvvisamente, il loro rapporto rinasce in un legame fragile e momentaneo, prevalentemente notturno, fatto di passione e della ricostruzione di un passato che pareva sepolto o dimenticato, in parte ignorato, una parentesi fugace all’ interno di un matrimonio che non ha da finire ( ..” amo ancora Azuko. Non voglio divorziare. Dobbiamo trovare una soluzione ragionevole per continuare a essere una coppia”.. ) e in un cambio di rotta lavorativo, trasferendosi in campagna con la famiglia.
Ali Shimazaki, apprezzata in “ Nel cuore di Yamato“, si serve di una scrittura scarna, diretta, minimale, che arricchisce dolcemente con termini della propria terra, per introdurci in una logica famigliare piuttosto banale ricoperta di mistero nell’ idea che i personaggi costruiscono o inventano in merito ai propri ricordi e desideri.
Se Azami ( il soprannome dato da Mitsuo a Mitzuko), il fiore del cardo, ricco di spine, ci riporta alla bellezza del suo colore violetto, se l’origine etimologica dei nomi dei protagonisti racchiude l’idea condivisa di un appagamento non presente nelle loro vite, per tutto il racconto, tra atmosfere allusive e simboliche, Mitsuo si perde nel ricordo di un amore romantico che cerca di rivivere, rinunciando a malincuore a sogni non leciti e che tali rimangono, e la stessa Mitsuko ondeggia tra reale e immaginario, sempre più coperta di mistero.
Strane e improvvise coincidenze svelano profondità, la grazia di una scrittura pervasa di dettagli che accompagna i protagonisti in un destino che pare già scritto, scavando nei significati più intimi di fronte ai quali inesorabilmente declineranno.
Forse la verità sta altrove e i propri occhi hanno vagato nel cuore di quello che avrebbero voluto vedere, raccontando una porzione di storia destinata presto a dissolversi, condita dal desiderio di altro, un sogno a cui rinunciare, se non dentro di se’.
Ecco, allora, che risuona una voce lontana... Mi chiamo Azami. Sono il fiore che culla la notte. Piangi, piangi fra le mie braccia. L’alba è ancora lontana...
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