Dettagli Recensione
Il vero messaggio
Titolo conclusivo della trilogia di Gesù che ha avuto inizio con “L’infanzia di Gesù” (2013) e che è proseguita con “I giorni di scuola di Gesù” (2016), “La morte di Gesù” (2020) è un elaborato che esattamente come nei due precedenti lavori scuote e sorprende il lettore e che risente chiaramente delle influenze del percorso letterario dell’autore e in particolar modo del postmodernismo ma anche dell’apartheid anni ’70. Esattamente come in altre sue opere anche in questo caso vengono affrontati temi esistenzialisti quali la morte, la malattia, il privilegio, i legami e rapporti tra padri e figli, la politica negli aspetti sociali, il terrorismo, il veganismo e anche il desiderio e/o la colpa. E seppur la sua opera possa essere suddivisa in più gruppi composti da romanzi sperimentali, realisti, autobiografici e anche saggi ed epistole, la Trilogia di Gesù esula dal poter rientrare in alcuno di questi.
Partiamo con la conoscenza di un bambino giunto all’improvviso nel primo scritto della serie, proseguiamo con quelli che sono i suoi anni scolastici e concludiamo con quella che ne è la dipartita. Si noti bene che mai è esplicito il riferimento di Gesù a David, cosa questa, che fa riflettere e interrogare sul chi sia davvero il primo. Che sia il caso di interpretarlo in senso metaforico e astratto? Che esso rappresenti l’imprevedibilità e l’imponderatezza? Che sia ancora quella forza atta a sovvertire le strutture canoniche che attribuiamo al mondo? Che la trilogia sia dunque da leggere in chiave filosofica e che quindi la stessa si snodi sulle diverse forme che è possibile dare al mondo che ci circonda? E che ruolo ha l’educazione, l’apprendimento tema centrale nel secondo titolo ma che per effetto si ricollega anche al volume conclusivo? E di quale messaggio David è davvero portatore? Sappiamo bene che il messaggio in questione non è mai chiaro e che mai è direttamente svelato eppure prende forma e si insinua nella mente di chi legge che per mezzo dei personaggi e delle vicende si interroga, si domanda, cerca risposte e offre interpretazioni.
Ed è forse quest’ultima la giusta chiave di lettura: l’interpretazione. Quando il confine tra finzione e realtà si confonde è a questa che dobbiamo appellarci per dissipare la nebbia che si è insinuata in noi, circostanza questa che proprio nelle pagine finali viene lasciata nelle nostre mani per mezzo dell’analisi metaletteria che ci chiede di farci interpreti e che per effetto sembra chiederci di farci veri scrittori di quello che ne è l’epilogo.
Una trilogia stratificata e succosa, che sprona il conoscitore ad andare oltre le apparenze; un titolo complesso e completo che non mancherà di solleticare la curiosità dei cuori più avventurieri. Da leggere.