Dettagli Recensione

 
Rabbia
 
Rabbia 2020-11-29 09:30:00 MaxRenn
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
MaxRenn Opinione inserita da MaxRenn    29 Novembre, 2020
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Rabbia & party crashing

E se la realtà non fosse altro che una malattia? E’ a questo genere di domanda che tenta di rispondere Chuck Palahniuk con il suo romanzo Rabbia: una storia “orale” (la vicenda è narrata dal punto di vista di vari personaggi/testimoni) al cui centro c’è la figura mitizzata di Buster “Rant” Casey, un ragazzo a dir poco bizzarro cresciuto in provincia, per poi approdare nella grande città e causare coi suoi comportamenti promiscui un’epidemia di rabbia. Tutto questo calato in un mondo distopico in cui la popolazione è divisa fra diurni e notturni, in cui ci si “incanala” esperienze più o meno stupefacenti, e in cui i giovani sono dediti al party crashing, una sorta di autoscontro privo di regole. E se tutto ciò vi sembra estremo, aspettate di arrivare all’ultimo terzo della storia per ricredervi…
Rant (nomignolo che deve a qualcosa di assai poco piacevole) è l’ennesimo personaggio sui generis partorito da Palahniuk, ma gli manca quella follia carismatica che avevano l’impiegato schizoide di Fight Club e il Victor Mancini di Soffocare. E’ una figura un po’ bidimensionale, e certo la narrazione “orale” non aiuta a dargli spessore.
Come al solito all’autore statunitense piace provocare, ma certo la provocazione di per sé non basta per scrivere un buon romanzo: nonostante la scrittura sia di buon livello, alla narrazione manca la ciccia. Leggere alla voce: sostanza. E’ una storia che si lascia leggere senza troppe difficoltà (se vi piace il genere) ma manca di profondità. Insomma, il buon Chuck ha scritto di meglio.

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Lettura consigliata
no
Consigliato a chi ha letto...
Fight Club, Meno di zero
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90
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