Dettagli Recensione
Bo bo
«Esistono diverse ragioni per tacere, ho imparato da U Ba. Una può essere la paura. O la vergogna. L’ignoranza. La vigliaccheria. A volte si vuole punire l’interlocutore. Esiste anche la felicità che ti lascia senza parole. La gioia silenziosa.»
Il giovane Bo bo è un bambino curioso, amante della lingua inglese e che nella sua classe di studio è costretto a fronteggiare insegnanti che non conoscono la materia di cui sono titolari e che spesso lo puniscono per le correzioni che il dodicenne non è in grado di trattenere. Siamo in Birmania e il piccolo adolescente vive con lo zio U Ba, uomo che ha fatto della restaurazione dei libri la sua arte, uomo che lo ha istruito alla conoscenza. Una volta l’anno l’ometto riceve la visita di Thar Thar, suo padre nonché marito di Julia, la protagonista che abbiamo conosciuto in “L’arte di ascoltare i battiti del cuore”, seguito da “Gli accordi del cuore”.
Bo bo ha un dono particolare: riesce a comprendere le emozioni delle persone e da questo evince il loro stato d’animo, evince se mentono o sono sincere o se al contrario nascondono qualcosa. Al suo dono ci sono però delle eccezioni. Radicato è il gran desiderio di conoscenza di un passato sfuggente e di un legame con i suoi genitori venuto meno per ragioni inspiegabili. Della stessa madre, Julia Win, ha solo il vago ricordo di un sorriso e la percezione di una malattia. Arriverà il momento in cui però il bisogno di sapere avrà la maggiore e U Ba non potrà sottrarsi al rivelare al nipote quanto accaduto in quello che sarà un racconto nel racconto e che ci porterà, ancora una volta, ad assaporare una storia che si dipana tra Stati Uniti e Oriente.
«E chi una volta è stato amato e ha perso questo amore non porta in sé solo questo amore, ma anche la paura di perderlo di nuovo.»
Anche questa volta Philipp K. Sendker destina il lettore di un romanzo che sa destare l’interesse e toccarne le corde più intime. La voce narrante è quella di un protagonista puro, cristallino e che per questo conquista senza troppe difficoltà e incuriosisce. La figura, ancora, dello zio, è il perno centrale tanto che se chi legge è attratto dal dono o dalla personalità e dalla giusta e naturale volontà di conoscere la verità del ragazzo, dall’altro è affascinato e trattenuto in una spirale magnetica detenuta da questo uomo adulto che cela nel silenzio e nel cuore un grande dolore e una storia che non sa come raccontare, una storia che ancor più teme di raccontare.
Tuttavia, questa volta, la narrazione è più lenta. Troppo lenta. Lo stile narrativo è sempre curato e minuzioso, i dialoghi calzanti ma il ritmo per tutto il primo terzo del libro (98 pagine su 313) non decolla. Si ruota sempre attorno a questo mistero celato, a questa quotidianità in cui il duo vive ma senza riuscire ad approfondire ulteriormente, nemmeno in occasione della visita del padre e del palesarsi dei primi segnali un po’ più concreti della malattia di Julia. A seguito della seconda sezione il ritmo accelera, si scuote e con esso la vicenda riprende di quell’interesse che era venuto scemando in quel primo terzo e conduce a quello che sarà l’epilogo dell’opera che soddisfa in buona dose l’appetito del lettore.
In conclusione, “La memoria del cuore” è un titolo piacevole ma non indimenticabile, una degna conclusione delle vicende ma eccede un po’ troppo nella prolissità e in una storia che arriva con scoppio ritardato e con qualche ostacolo nella lettura disseminato. Non mancano tante belle citazioni, non mancano le tante parole con le quali Sendker arriva immancabilmente al suo pubblico (anche troppe, a voler essere sinceri, tanto da rischiare di rasentare la “frase fatta”). Nel complesso è un volume necessario alla conclusione degli eventi ma che lascia quel retrogusto di non completa soddisfazione.
«Dopo aveva dovuto imparare che l’amore non conosce giustizia. Obbedisce alle proprie leggi.»
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