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Il teatro di Sabbath
 
Il teatro di Sabbath 2020-11-13 09:43:35 Molly Bloom
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Molly Bloom Opinione inserita da Molly Bloom    13 Novembre, 2020
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Eccoti, fratello, un'anima vivente...

"In quanta stupidità dobbiamo calarci per giungere alla nostra meta, quali sconfinati errori bisogna saper commettere! Se qualcuno te lo dicesse prima, quanti errori dovrai fare, tu diresti no, mi spiace, è impossibile, trovatevi qualcun altro;  io sono troppo furbo per fare tutti quei errori. E loro ti direbbero, noi abbiamo fede, non preoccuparti, e tu diresti no, niente da fare, avete bisogno di uno molto più schmuck, molto più cretino, ma loro ripeterebbero che hanno fede in te, che tu ti trasformerai in un cretino colossale, mettendoci un impegno che neanche ti immagini, che farai sbagli di una grandezza che neanche te li sogni... perché è l'unico modo di giungere alla meta."

Più leggo Philip Roth e più divento consapevole della sua grandezza, del perché è così amato tra i lettori. "Il teatro di Sabbath" è per il momento il romanzo che più mi ha scossa e che trovo di una immensa profondità. E' sempre difficile per me parlare di certi libri che ti danno talmente tanto da lasciarti in una specie di stasi. Ovviamente questa reazione è molto soggettiva, c'è chi si approccia a mente lucida e fredda a un libro e c'è chi invece viene coinvolto anche involontariamente a livello empatico. A me Philip Roth mi ha manipolata e mi ha attratto nella sua orbita al pari della studentessa che viene ipnotizzata dal dito medio di Sabbath (chi ha letto il libro capirà cosa intendo). E' un libro osceno, sporco, immorale, grottesco, con i riflettori puntati perennemente sulla natura più animalesca e incivile dell'uomo e se per un attimo di distrazione entrano in scena i sani principi, la bontà o la fiducia, essi sono subito incendiati e ridotti in cenere o al massimo curati col Prozac per una sopravvivenza catatonica. Ma dentro tutto questo squallore pulsa violentemente la vita. 

"Sì, sì, sì, provava una incontrollabile tenerezza nei confronti della propria merdosissima vita. E una ridicola brama di averne ancora. Ancora sconfitte! Ancora delusioni! Ancora inganni! Ancora solitudine! Ancora artrite! Ancora missionari. Se Dio vuole, ancora (...). Ancora impegolamenti in qualsiasi cosa. Per la pura sensazione di sentirsi tumultuosamente vivi, non c'è niente di meglio che il lato canagliesco dell'esistenza. Non sarò mai stato un idolo delle platee, ma dite di me quel che volete, la mia è stata una vita veramente umana!"

Lettori e lettrici, mettetevi comodi quando il sipario si alzerà con la prima pagina del libro e per citare l'autore, non giudicate troppo aspramente il vecchio burattinaio Sabbath, burattinato dalla vita, dategli fiducia perché è un personaggio memorabile, e se vi disgusterà a tratti (perché succederà), saprà portarvi anche dentro insospettabili paradisi. 
E' un libro con diversi piani di lettura e in cui i temi trattati sono davvero molti ma da buon burattinaio Philip Roth porta a termine in maniera egregia il suo spettacolo, la sua "Fiera del sesso" che è strettamente collegata alla vita e alla morte. Un racconto che parte dal presente e va a scavare man mano nel passato fino alla infanzia di Sabbath, pregno quindi di interazioni, di incastri tra passato e presente, tra causa ed effetto, tra vivere e morire, tra aspettative e realtà. Questo aspetto da quindi una forte impronta introspettiva al romanzo, pieno di considerazioni sulla natura umana sia attraverso monologhi interiori, che dialoghi o interventi diretti dall'autore. Lo stile narrativo è molto ricco e camaleontico e rispecchia la grandissima cultura dello scrittore, infatti i riferimenti letterari e quelli culturali in senso più ampio sono moltissimi e ben inseriti, un mosaico che abbaglia. C'è molta comicità, sarcasmo, teatralità ma anche momenti di una spoglia sincerità, nostalgia, dolore, tanto dolore represso che esplode nel finale e a fine lettura si rimane un po' come Sabbath, perplessi, scampati all'improvviso a questo furore di lettura.

"Re nel regno dei disillusi, imperatore delle aspettative infrante, uomo-dio perennemente umiliato dal metterci una croce sopra, Sabbath doveva ancora imparare che non c'è niente, ma proprio niente, che vada come uno vorrebbe, e la propria stessa ottusità rappresentava in qualche modo un trauma."

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Vedo il tuo entusiasmo. Su questo autore vado cauto (non ho letto questo libro) : l'unico suo testo che ho trovato davvero bello e Pastorale Americana.
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Molly Bloom
13 Novembre, 2020
Ultimo aggiornamento:
13 Novembre, 2020
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Ciao Emilio, quali libri non ti sono piaciuti?Nel mio caso è stato un entusiasmo che è cresciuto per gradi. Ho iniziato con "L'umiliazione" che non mi era piaciuto per niente. Ho dato una seconda possibilità con "La macchia umana" che mi è piaciuto abbastanza seppur con lievi riserve e mi è piaciuto ancor di più successivamente con "Lamento di Portnoy" che mi ha letteralmente conquistata. "Il teatro di Sabbath" li batte tutti alla grande, per me, ora temo che la prossima opera di Roth che leggerò potrà deludermi.
Ciao Ioana, complimenti per la recensione.
Nella mia libreria ho "Il teatro di Sabbath", "Lamento di Portnoy" e "Pastorale americana".
Devo ancora leggerli.
Ho delle aspettative molto alte, essendo Roth uno degli scrittori più apprezzati nella fortunata generazione di autori statunitensi nati tra gli anni '20, '30 e '40 del secolo scorso (tra cui Salinger, Yates, Bukowski, Vonnegut, Mailer, DeLillo, McCarthy, Pynchon, Auster).
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Molly Bloom
13 Novembre, 2020
Ultimo aggiornamento:
13 Novembre, 2020
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Ciao Iacopo, possiedi tre bei titoli che sicuramente non ti deluderanno. Fossi in te magari inizierei con il Lamento ma va bene qualsiasi dei tre. Yates lo adoro cosi come apprezzo McCarthy. Sono tiepida verso DeLillo e Auster ma solo perché li devo ancora conoscere meglio. Attualmente sto scoprendo Pynchon, infatti ora riprendo la lettura di "V." che sto per concludere, che dire su Pynchon?! Alzo le mani...disarmante.
Ciao Ioana, che piccola, deliziosa recensione! "Il teatro di Sabbath" o lo si ama o lo si odia, credo, o meglio, o lo si legge fino in fondo con avidità oppure lo si abbandona subito. Io, come te, l'ho amato e con Sabbath, imprevedibilmente, ho condiviso sentimenti che non avrei mai pensato di provare. Con Sabbath ho riso e mi sono commosso, ho disprezzato questo burattinaio erotomane per la sua irredimibile perversione e l'ho al contrario rispettato per la sua vitalistica coerenza. Con questo romanzo Roth ha forse toccato i vertici della sua arte, più ancora di "Pastorale americana", e non ho mai immaginato che ci riuscisse con una letteratura che a tratti sconfina quasi nella pornografia. E' difficile spiegare il fascino di questo libro inclassificabile. Tu, Ioana, ci sei riuscita appieno.. Il mio consiglio è solo uno: leggetelo, e, se avrete la bontà di non censurare immediatamente il suo osceno protagonista, non ve ne pentirete.
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Emilio Berra  TO
14 Novembre, 2020
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Ioana, non parlo di libri non piaciuti assolutamente, ma di testi che mi hanno lasciato indifferente, come "Lo scrittore fantasma" o "Il fantasma esce di scena" (forse l'ultimo che ha scritto). "Patrimonio" , ovviamente, non può lasciare indifferenti.
Deludente l'ampia raccolta di "Perché scrivere?" , fin tanto giocata in autodifesa : evidentemente in America le critiche su i suoi libri devo essere state anche durissime.
siti
15 Novembre, 2020
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Ciao Ioana, ottima recensione per un romanzo davvero imperdibile. Sai quali sono state le mie difficoltà nell'accettazione di questa scrittura ma non smetterò mai di ringraziarti per la coinvolgente proposta: sono pienamente soddifatta della lettura in sè ,della condivisione nel gruppo e della conoscenza di quello che posso reputare uno dei migliori personaggi della letteratura mondiale. Sabbath...mi mancherà. Roth, al top!
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Molly Bloom
16 Novembre, 2020
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Grazie Giulio e Laura, è stata davvero una condivisa molto bella e sentita della quale sicuramente ci ricorderemo in futuro!
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Molly Bloom
16 Novembre, 2020
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Emilio, ti suggerisco in tal caso di non fermarti e dargli una nuova possibilità, magari puntando su un suo romanzo più famoso come "La macchia umana" o "Il teatro di Sabbath". Le critiche ci sono sempre sia positive che negative e questo vale per tutti i romanzi e per tutti i scrittori. Anche Conrad gioca in autodifesa nelle introduzioni dei suoi romanzi (vedi in "Il caso"), non lo ritengo un difetto o una insicurezza, fa parte del gioco, credo.
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Emilio Berra  TO
17 Novembre, 2020
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Grazie per il suggerimento di "La macchia umana", libro che avevo già notato come lettura possibile.
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