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Quello che manca
 
Quello che manca 2020-11-02 21:32:23 68
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
68 Opinione inserita da 68    02 Novembre, 2020
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Volontà e destino

L’ incrocio casuale nella romantica Firenze di tre anime diverse accomunate da un’attesa mascherata di altro, figlie della complessità, tra devianze e percezioni distorte, rapite dall’ attrazione reciproca e proiettate in un futuro condiviso ( a New York ) che ne condizionerà l’essenza.
Costanza è una fascinosa Italo-americana, traduttrice di professione, una vita di affetti svaniti, tradita dal proprio grande amore giovanile, il suicidio del padre tuttora avvolto nel mistero, sposata con uno scrittore divorato dalla malattia e con una madre terribilmente egocentrica.
Henry è un medico esperto di fecondazione assistita, figlio del proprio successo professionale, divorziato, con due figli maschi affettivamente lontani che, a modo suo, ama profondamente.
Andrew, figlio minore di Henry, e’ un giovane ancora innamorato e non più corrisposto con un padre che ignora, geloso delle attenzioni rivolte al fratello maggiore, affezionato alla saggezza e simpatia del nonno paterno, talmente rapito da Costanza da sembrarne innamorato.
Le vite dei tre si attraggono e si intrecciano, si cercano e si rigettano, costruendo e annullando un’idea di famiglia allargata che prevederà un nascituro, tra l’eco del passato e le gelosie di un presente assai ondivago.
Esistono segreti ovattati nella sofferenza e verità calate nella paura, un senso di inadeguatezza, seduti scomodamente in un presente apparecchiato da altri, misteri irrisolti e un’ anestetica routine che distoglie da un pressante senso di lontananza e da un vuoto famigliare onnipresente.
Assenza e menomazione accomunano i personaggi e svelano la trama, una logica comunicativa monca e distorta, assorti in una dialogica con sprazzi di soliloquio.
L’ impossibilità di essere genitori per cause fisiologiche e desiderio personale scuote e percuote buona parte del romanzo, una trama che vira in una serie di colpi di scena che riportano alle radici del male.
A un certo punto parrebbe una narrazione votata ai buoni sentimenti, ma così non è, trattasi di una riflessione dialogata e silente con un finale a sorpresa dove tutto si capovolge, introducendo una dimensione poco ortodossa ma necessaria alla contestualizzazione e alla riconversione del proprio microcosmo sentimentale, ridiscutendo i termini di un’ idea di vita e genitorialita’.
La famiglia e le proprie radici riportano come sempre al cuore dell’esistenza, che sia programmata, finta, smembrata, dissolta, di sangue o di relazione, quesiti irrisolti e irrisolvibili, maturati all’ interno del proprio io e delle esperienze, oltre la realtà tangibile.
Ecco l’ intreccio relazionale, sempre più complicato e determinante, che supera gli sconfinati orizzonti della medicina e della scienza, in grado di donare la vita a chi non può concepirla per recuperare la dimensione umana necessaria ad accettare l’ inaccettabile.
Un romanzo non banale anche se con una prima parte poco coinvolgente, una costruzione all’ eccesso in grado di riscattarsi in una seconda parte più credibile, un universo di relazione e sentimenti ben descritto e rappresentato.
Fecondazione assistita, genitorialita’, ebraismo, la complessità famigliare, generazioni a confronto, la ridefinizione di se’ tra pubblico e privato, tradizione e sentimenti, non sempre paiono convincenti nell’esposizione di fatti e luoghi ( tra Stati Uniti e Italia ) piuttosto romanzati, quello che resta è una crescente vivacità narrativa che induce a una riflessione sui temi fondanti.

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