Dettagli Recensione
L'everyman
Conosciuto principalmente per le sue storie fantascientifiche, Wells si cimenta in questo caso in un romanzo che, col suo tono umoristico, vuole soffermarsi sulla figura dell'uomo medio, l'everyman a cui diversi scrittori hanno volto la propria attenzione e hanno dedicato opere su opere.
L’everyman di Wells è Mr. Alfred Polly.
Il titolo di questo libro vuole mettere in risalto proprio la sua condizione di uomo medio, con la sua allusione al problema della cattiva digestione: uno dei disturbi più comuni che possano affliggere chiunque ci sta intorno, noi compresi. Questi disturbi, tuttavia, nel racconto sono appena accennati e non hanno il ruolo centrale che si può presumere, tanto è vero che, in inglese, il titolo del romanzo è “The history of Mr. Polly”; non esattamente lo stesso.
Quello a cui assisteremo è il percorso della vita di Polly, un uomo che per la maggior parte del tempo si lascia trascinare, inerme, dal fiume della vita: di essa non sa cosa farne ed è convinto che il suo unico scopo sia quello di perseguire gli obiettivi conclamati - o presunti tali - di ogni uomo: sistemarsi economicamente, sposarsi e così via. Mr. Polly, tuttavia, fa tutto questo senza quasi pensarci: riceve una grossa eredità dal padre che non sa come spendere, e che alla fine sperpera acquistando un negozio già fallito in partenza e sposando una donna d’impulso, trascinato da chissà quali motivazioni. Le cose, ovviamente, non possono che andare in malora. Ma lungo questo percorso fatto di errori e decisioni mal ponderate, anche l’everyman può trovare la sua strada, il benessere, la fine dei problemi di stomaco; e può farlo solo nel momento in cui si ferma davvero a pensare, con l'obiettivo di cavare fuori sé stesso e i suoi desideri. A quel punto, una vita vuota può presentare un fiume di possibilità, di obiettivi, o anche una semplice serie di cose che gradiremmo fare e su cui in passato non ci eravamo mai neanche soffermati.
Il tono di questo racconto è quello tipico dell' umorismo inglese tra l'Ottocento e il Novecento, un po' sulla falsa riga de "Il circolo Pickwick" di Dickens, che guarda caso nel romanzo è addirittura citato. Tuttavia, purtroppo, non ne raggiunge le vette né per quanto riguarda l'umorismo né per le riflessioni, che nell’opera dickensiana non mancano, mentre qui si palesano in pochi e brevi brani, soprattutto nel momento in cui Mr. Polly sembra finalmente trovare sé stesso, verso la fine. Ma è davvero troppo poco, soprattutto dopo duecento pagine un po’ anonime.
“Ma quando un uomo squarcia i muri di carta della quotidianità, quegli impalpabili muri che imprigionano tanti di noi dalla culla alla tomba, ha compiuto una scoperta. Se il mondo non ti piace così com’è, lo puoi cambiare. Se vuoi, costi quel che costi, lo potrai cambiare. Potrai cambiarlo in qualcosa di sinistro e tempestoso, in qualcosa di terrificante, o magari in qualcosa di già luminoso, di più piacevole, o alla peggio in qualcosa di molto, molto più interessante. Esiste una sola categoria di uomini che è responsabile della propria infelicità: gli uomini che nella vita vedono solo noia e uggia.”