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Le sabotage amoureux
Siamo nel pieno degli anni ’70 quando Amélie si risveglia in Cina. Siamo tra il 1972 e il 1975, a voler essere precisi, lo sfondo storico è quello dettato dal regime di Mao e voce narrante è una bambina che con l’innocenza della sua età narra i fatti che la circondano mixati in perfetta armonia con quegli aspetti più prettamente interiori del trauma dettato da un così impensabile e imprevisto spostamento.
Se da un lato per la Nothomb il Giappone è sinonimo di bellezza e perfezione, la Cina è al contrario sinonimo di bruttezza. Per la protagonista questa transizione rappresenta la fine della propria giovinezza ma anche una nuova prospettiva di osservazione perché le consente di vedere con occhi diversi uno scenario così differente a quello a cui era abituata.
Tutta l’opera risente di una particolare impronta autobiografica che permette al lettore di avere una prospettiva completa e stratificata di un periodo storico a sua volta estremamente complesso. L’autrice, con una sempre sorprendente penna sagace e ironica, risulta nuovamente essere magnetica ed eclettica. Offre ambientazioni e un dato storico che già per loro natura compongono un puzzle più grande e articolato ma di grande pregio e valore. Retorica, mai prolissa, pungente, profonda nel suo essere scarna, ecco un’altra grande qualità di Amélie.
Un titolo che va oltre la nostra società e realtà e che offre spunti di riflessione per mezzo di voci pure e innocenti, per mezzo di voci cristalline.
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Ho trovato l'autrice sempre piuttosto enigmatica, con quel suo smodato desiderio a voler stupire ad ogni costo anzi, se possibile, a scandalizzare e a essere sempre sopra le righe.
Comunque i suoi romanzi sono una lettura gradevole.