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Gabriella garofano e cannella
 
Gabriella garofano e cannella 2020-09-10 16:36:23 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    10 Settembre, 2020
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Garofani, cannella e cacao

Ilheus, Brasile, anni Venti. Dopo aver stabilito proprietà e gerarchie a colpi di fucile, i fazendeiros coltivatori di cacao godono i frutti derivanti dalle loro piantagioni e il potere politico conseguente dalla ricchezza, crogiolandosi tra fiumi di alcool, piaceri carnali a pagamento e violente prevaricazioni, mascherando poi il tutto dietro un velo di ipocrita perbenismo. Le famiglie Mendonca, das Onças, Bastos, Ribeirinho, fanno il bello ed il cattivo tempo nella ridente città portuale nata dal nulla, con lo sfruttamento di una manodopera agricola che rasenta la schiavitù e con una gestione politica a dir poco discutibile. Finché arriva da Bahia Mundinho Falcão, un uomo nuovo, un esportatore ambizioso che, oltre a curare i suoi interessi economici, sembra seriamente interessato al progresso della zona. Il suo atteggiamento si dimostrerà presto in controtendenza rispetto alle abitudini locali e perciò in contrasto con la storica classe dirigente. Il tutto alla vigilia di nuove elezioni che, per la prima volta dopo tanti anni di esiti scontati perché pilotati, si preannunciano imprevedibili. Con il suo solito stile armonioso, Amado disegna un affresco scanzonato e fortemente satirico di un preciso periodo storico del suo Paese, in una precisa area geografica in cui la vita è scandita dai cicli semestrali della pianta del cacao, fonte di sostentamento per tutti, ma di ricchezza solo per alcuni. Insolitamente l'autore racconta la storia dalla prospettiva dei ricchi, proprietari terrieri, esportatori, eminenti cariche politiche, mettendone però in ridicolo le pompose velleità, le stomachevoli imposture, le ridicole ostentazioni, denunciandone la viltà, la prepotenza, l'arroganza. "Questa terra di Ilhéus, che era diventata la sua terra, aveva ancora molta strada da fare per considerarsi civilizzata. Si parlava tanto di progresso, il danaro scorreva in abbondanza, il cacao faceva costruire strade, villaggi, cambiare volto alla città, ma rimanevano sempre gli antichi costumi, quell’orrore. Nacib non avrebbe avuto coraggio di affermare queste cose ad alta voce, forse solo Mundinho Falcão avrebbe potuto permettersi audacie del genere, ma in quell’ora malinconica del tramonto, sentiva crescere nel cuore una cupa tristezza, e provava come un senso di smarrimento, una stanchezza. Non s’era sposato Nacib, più che altro per la sopravvivenza di quelle leggi: per non essere tradito, non dover ammazzare, non dover spargere il sangue altrui, insaccare cinque pallottole nel petto di una donna." Un contesto laido, brutale, ambiguo in cui comunque trova spazio anche l'amore, vero protagonista del libro come di tutta l'esistenza umana. Ad incarnare il più nobile dei sentimenti troviamo Nacib e Gabriella. Lui è un brasiliano di origini siriane, proprietario di un piccolo bar con il sogno di diventare fazendeiro. Lei è una giovane conturbante, dalla pelle color cannella e dal profumo di garofano, giunta ad Ilheos con un gruppo di migranti e assunta da Nacib come cuoca. L'uomo è uno scapolone inossidabile, incallito frequentatore di postriboli dove placa la sua foga a pagamento. La ragazza è uno spirito libero, iniziata ai piaceri della carne ancora bambina da uno zio depravato, incapace di dire di no ad un uomo ma al tempo stesso di legarsi esclusivamente a qualcuno, un fiore di campo che risalta su tutti gli altri ma che avvizzisce se si tenta di coglierlo e costringerlo in un vaso. La passione appare inevitabile, l'amore sarà una diretta conseguenza. Guai però a cercare di imprigionare un temperamento disinibito e libero come quello di Gabriella.


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Bellissimo libro! Hai letto anche "Teresa Batista stanca di guerra"? Se no, te lo consiglio!
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enricocaramuscio
14 Settembre, 2020
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Non ancora Marianna. Questo per me è stato il sesto Amado, per il settimo seguirò certamente il tuo gradito consiglio.
Molly Bloom
15 Settembre, 2020
Ultimo aggiornamento:
15 Settembre, 2020
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Di questo autore riproverò con "Donna Flor e i suoi due mariti". Avevo iniziato la lettura di "Teresa Battista è stanca di guerra" ma dopo un inizio promettente la storia aveva preso un po' la direzione del romanzo rosa, il che mi stava annoiando quindi l'ho lasciato. Ho anche "I capitani della spiaggia" nella mia libreria. Sicuramente gli darò altre possibilità perché mi incuriosisce la sua prosa frizzante, gioiosa di vivere e colorata. Anche questo titolo che tu presenti molto bene, mi attira. Aggiungo alla lista.
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archeomari
16 Settembre, 2020
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Ioana, sai che dura pochissimo quella piega rosa? Anzi io non la ricordo più. E sono particolari che non gradisco più di tanto come te.
Anche io adoro la sua prosa. Dona Flor per me è il suo miglior romanzo letto fino ad ora. Consiglio anche un testo meno pubblicizzato, cioè "Messe di sangue", meno frizzante e giocoso, più crudo e triste, ma molto toccante. Qui su Qlibri trovate la mia recensione.
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Molly Bloom
17 Settembre, 2020
Ultimo aggiornamento:
17 Settembre, 2020
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Marianna allora gli darò un'altra possibilità a Teresa perché non era male come inizio. E' una cosa più forte di me, il troppo romanticismo non lo digerisco, le pagine mielose mi infastidiscono proprio. Per questo ho abbandonato addirittura il gigante Flaubert con "Educazione sentimentale", dopo aver letto di questo giovanotto invaghito della signora sposata, che non vedeva altro se non lei e immaginava di baciare la sua ombra, ho chiuso il libro senza rimorsi. Stessa cosa mi è capitato con Stendhal, seppur i suoi romanzi li ho finiti (Il rosso e il nero e La Certosa), non mi sono piaciuti, soprattutto La Certosa. Per lo stesso motivo non ho mai letto la Austen e della Bronte ho letto solo Jane Eyre e anche questo "sotto tortura" nel senso che era una lettura imposta.
ps: Proust, per quanto romantico e dolce e poetico possa sembrare all'inizio nel raccontare i primi ardori, è molto cinico verso l'amore tra due partner, nel quale non ci crede. Crede nell'amore universale.
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