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L'aria viziata della provincia americana
Curiosa la sorte di “Il buio oltre la siepe”.
E’ uno dei libri amati da Barack Obama, che ricorda di averlo letto alle figlie quando ancora erano piccole. Prima di essere senatore e Presidente degli Stati Uniti d’America, egli è stato un avvocato specializzato nella difesa dei diritti civili, proprio come Atticus Finch, uno dei protagonisti della storia, che accetta di difendere un bracciante nero dall’accusa di aver violentato una donna bianca nella casa di lei, alla periferia della città di Maycomb.
Ma a questo libro non sono mancati accaniti detrattori: c’è chi ha letto nell’approccio dell’autrice Harper Lee una vena inconciliabile con gli intenti antirazzisti, desumibile da passi specifici del romanzo (ad esempio, quello in cui l’acuta Miss Maudie individua la fazione “progressista” del paesino in “quei pochi che in questa città sostengono che l’onestà non è solo riservata ai bianchi; quei pochi che sostengono l’eguaglianza dei processi giudiziari, quei pochi che sanno essere umili dinanzi a un negro e pensare: sarei potuto nascere negro anch’io, non fosse stato per la bontà del Signore”). Per un (recente) periodo, il civilissimo Canada ha osteggiato la lettura di questo volume.
Di che opera letteraria stiamo parlando, allora?
Se il libro ha avuto tanto successo fin dalla sua pubblicazione (1960) è perché il punto di vista sugli avvenimenti di Maycomb – cittadina di provincia nel sud degli Stati Uniti, uguale a tante altre nel sostenere e praticare la supremazia razziale dei bianchi sui neri – è quello di due ragazzi, la piccola Scout Finch (protagonista narrante) e suo fratello Jem. Perfetto escamotage per affrontare con una certa dose di levità il duplice filo narrativo: da una parte le scorrerie giovanili tipiche dei primi assaggi di libertà, dall’altra l’osservazione dei rapporti sociali (in attesa delle tristi vicende che stanno per abbattersi su Maycomb).
La scuola, i compagni di diversa estrazione sociale, l’attesa per Dill (il ragazzino vivace che compare in paese solo nel periodo estivo), le signore di mezza età e i loro giudizi inappellabili, l’albero cavo e le sue sorprese, quel personaggio misterioso che è Boo Radley, le ramanzine di Calpurnia (domestica e “governante” di casa Finch), gli ubriachi perdigiorno, l’ammirazione sconfinata per papà Atticus, che non sarà appariscente ma di sicuro è l’equilibrio fatto persona e perciò in paese è stimato da tutti. Per questa ragione, quando egli assume la difesa del nero Tom Robinson, Jem e Scout non capiscono (né accettano) l’astio che molti iniziano ad indirizzare al loro genitore. Così i due ragazzi si imboscano nel tribunale di contea per assistere all’intero processo: quel che dovranno imparare – di fronte all’evidente innocenza di Tom, per cui Atticus si batte – a loro non piacerà…
La vicenda di Tom Robinson costituisce il corpo centrale del volume, ma non lo esaurisce: non è un caso che il racconto inizi molto prima della presunta violenza su Mayella Ewell e termini ben dopo il triste epilogo di quella vicenda.
Credere che “Il buio oltre la siepe” sia un romanzo antirazzista significa sottovalutare l’altro filo narrativo del libro, quello che conduce al personaggio di Boo Radley. I bianchi di Maycomb diffidano di Tom Robinson come la “combriccola” Finch di quell’invisibile ed emaciato paesano autosegregatosi in casa.
Il tema del libro è in realtà più ampio, e riguarda la discriminazione, o, meglio ancora, la diversità. Se fosse stato Arthur “Boo” Radley ad essere attirato in casa Ewell e ad essere accusato di violenza sessuale, sarebbe cambiato il movente dei giurati di provincia ma probabilmente non il loro verdetto… e, chissà, forse la parte dell’eroe sarebbe spettata a Tom Robinson.
E’ per questo che “Il buio oltre la siepe” (pur trasposto in pellicola) potrebbe avere il suo alter ego cinematografico in un altro film americano, durissimo, intitolato “La caccia”, dove un giovane Robert Redford viene perseguitato da chi non perdona i suoi precedenti penali (niente a che fare con il razzismo, dunque: omologo di Atticus è il personaggio impersonato da Marlon Brando – anche lui un difensore della legge, nei panni di uno sceriffo –, che tenterà vanamente di salvare il ragazzo da un provincialismo ottuso e spietato).
Senza nulla togliere alla centralità del tema della segregazione razziale nel volume in commento, sembra che Harper Lee voglia avere una parola in più: la diversità si scontra con l’arretratezza, ed ecco perché le persone più illuminate di Maycomb “appoggiano” la causa di Tom Robinson in un modo che oggi fa inorridire.
In un luogo come la provincia americana del dopoguerra, il progresso è un’entità che si muove molto lentamente.
Nel 1955 – cinque anni prima della pubblicazione de “Il buio oltre la siepe” – Rosa Parks rifiuterà di alzarsi dal suo posto sull’autobus pieno per cederlo ad un bianco.
Nel 2008 – quasi cinquant’anni dopo quella pubblicazione – Barack Obama sarà il primo Presidente nero degli Stati Uniti d’America.
Il cerchio si è chiuso… anche se qualcuno stenta ancora ad accorgersene.
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Commenti
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Delle due l'una: o a me di questo libro sfugge qualcosa, oppure la sottigliezza dell'autrice è stata fortemente travisata. Nel secondo caso, tengo a sottolineare che il tema - disperatamente attuale - mi sembra sia stato approcciato con particolare intelligenza, se non in modo geniale. Senza spoilerare, mi sembra che la storia parallela di Boo Radley - un personaggio che nel libro brilla per la sua ostinata "assenza" - sia un inserto di una modernità indiscutibile.
Certo è che, fosse stato inserito in un gruppo di lettura, questo testo ci avrebbe dato parecchi spunti di cui parlare e su cui dividersi.
p.s.: è sempre un piacere discutere con te di libri.
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