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Michael mio
 
Michael mio 2020-08-31 19:58:28 Chiara77
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Chiara77 Opinione inserita da Chiara77    31 Agosto, 2020
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Hannah e Michael

“Scrivo questa storia perché le persone che ho amato sono morte. Scrivo questa storia perché quando ero giovane avevo una grande capacità di amare, e ora questa capacità di amare sta morendo. Ma io non voglio morire.”

Questo l’incipit di “Michael mio” di Amos Oz: un romanzo che ci porta nel desolato paesaggio di un matrimonio inaridito e nella calma e, allo stesso tempo, disperata tristezza di Hannah.

Due giovani come tanti altri, frequentano l’Università: lui è iscritto a Geologia, lei a Letteratura. Una mattina si incontrano per caso sulle scale del collegio Terra Sancta di Gerusalemme, lei aveva perso l’equilibrio e lui l’afferra per un braccio, evitandole una brutta caduta. Una storia come tante altre quella di Hannah e Michael: si piacciono, iniziano a frequentarsi. Sono giovani, hanno voglia di costruire un futuro insieme. Lei crede di volere un uomo come Michael, affidabile, responsabile, razionale e studioso; comprende quasi subito che lui è anche noioso ma, da brava ventenne degli anni Cinquanta del Novecento, non dà molto spazio a questi segnali di allarme: lo sposa quasi subito.

Da quel momento assistiamo -attraverso le sue stesse parole perché è proprio lei la voce narrante del romanzo-, al lento ed inesorabile spegnimento di Hannah. Apparentemente non dovrebbe andare così: Michael è un bravo marito, studia e lavora incessantemente, la ama di un amore sobrio e maturo, razionale e costruttivo. Molto presto hanno un figlio, Yair. Nemmeno la maternità sembra dare un senso alla vita di Hannah: ma cosa starà cercando? Perché non si sa accontentare della serena freddezza e malinconica solidità della sua esistenza?

E’ come il canto lugubre e nascosto di una creatura insoddisfatta ma che non si oppone alla corrente degli eventi, questo romanzo. Hannah continua a sognare, ad occhi aperti e nel sonno; Hannah continua a seguire la direzione del vento che la spinge verso la sua quotidianità. Lentamente la abbandonano, uno dopo l’altro, strati di vitalità e gioia di vivere in un vortice triste ed inesorabile ma mai disperato o spaventoso. Come il sopraggiungere dell’autunno, come diventare vecchi: un lento declino avvolge ogni cosa nelle profondità malinconiche dell’ineluttabile, di ciò che deve essere, di ciò che sarà.

“La terribile monotonia dei giorni. L’autunno sta arrivando. Nel pomeriggio il sole illumina la finestra rivolta verso ovest, proiettando disegni di luce sul tappeto e sulla fodera delle poltrone. A ogni movimento delle cime degli alberi, fuori, i disegni di luce oscillano dolcemente. Cambiano forma, continuamente, in modi complicati. Al tramonto i rami dell’albero di fichi sembrano infuocati. Le voci dei bambini che giocano in cortile suggeriscono una lontana ferocia. L’autunno sta arrivando. Mio padre diceva che in autunno la gente è più calma e più saggia.
Essere calmi e saggi: che monotonia!”


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Commenti

4 risultati - visualizzati 1 - 4
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Chiara, sei stata esaustiva. Oz è fra i miei autori preferiti, ma non ho letto questo libro. Non so se questa storia di una depressione abbia una narrazione pure 'depressiva', se cioè carichi di malinconia anche il lettore.
Tu, come lettrice, che cosa ne pensi?
Ciao Emilio, sì, senza dubbio carica di malinconia anche il lettore. Io personalmente scelgo le mie letture molto in base al periodo personale che sto vivendo e questo libro mi ha proprio "chiamata" per essere letto ora. Amos Oz in ogni caso è una garanzia, è comunque in grado di lasciare qualcosa a sedimentare nella mente del lettore, al di là del fatto che il tema trattato sia di suo attuale interesse o meno, tu che lo conosci e lo apprezzi sai di cosa sto parlando.
lapis
06 Settembre, 2020
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Bellissima questa recensione, Chiara! E' vero che i libri ci chiamano... non ho mai letto Oz e non so se questo sia il momento giusto in effetti, ma nelle tue parole ho colto la profondità degli spunti che questa lettura sa offrire, per cui grazie.
In risposta ad un precedente commento
Chiara77
15 Settembre, 2020
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Ciao Manuela, grazie mille! Leggi Oz, leggi la letteratura israeliana, Yehoshua, Grossman... meritano davvero. Soprattutto Oz e Yehoshua secondo me. Questo romanzo in particolare è molto malinconico, in generale Oz lo è abbastanza. Yehoshua invece sa essere anche ironico nell'inquietudine.
Un caro saluto e ancora grazie,
Chiara
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