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Homer e Langley
 
Homer e Langley 2020-08-27 08:14:51 Valerio91
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    27 Agosto, 2020
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Alienazione

Vedere una parte della Storia attraverso gli occhi ciechi di Homer Collyer: è cosi che forse potrebbe riassumersi il contenuto di questo libro.
Tratto dalla storia vera dei due fratelli Collyer, il racconto si dipana lungo il periodo storico che comprende le due Grandi Guerre, e si spinge anche oltre. Ciononostante, pur essendo ambientato in una parte della Storia così densa di avvenimenti, questi arriveranno al lettore solo di striscio, così come di striscio arriveranno a Homer Collyer, che da quando è diventato cieco è relegato nella grande casa ereditata dai suoi genitori. Homer può infatti apprendere quel che accade nel mondo solo grazie ai giornali comprati compulsivamente da suo fratello e dalle poche persone che varcheranno la soglia di casa sua. Langley, dal canto suo, è tornato dalla Prima Guerra Mondiale profondamente cambiato, afflitto da strani disturbi che, seppur non pericolosi, accentuano l’alienazione di se stesso e di Homer, completamente dipendente da lui per ovvi motivi.
Dopo la lettura del romanzo ho scoperto che ai due protagonisti è stato intitolato un disturbo ossessivo compulsivo, noto appunto come “Sindrome di Collyer”, che ha come peculiarità l'accumulo patologico seriale. La loro grande casa, proprio a causa di questo accumulo di oggetti inutili, diventa presto invivibile: i Collyer diventano estranei al mondo e solo i pochi visitatori porteranno notizie del mondo esterno e della sua deriva, mentre a mano a mano gli vengono staccate elettricità e acqua, gettandoli in una vita buia, lurida, sciatta. Quando alla cecità di Homer (che è il narratore di questa storia) si aggiungono i primi accenni di sordità, il senso di alienazione già forte aumenta in maniera esponenziale e crea nel lettore un senso di profondo disagio. Il finale poi lo lascerà spiazzato, pur essendo l'unico possibile, considerata l’impostazione che Doctorow ha dato al romanzo. Pur deducendola, scoprire sul web i dettagli la fine dei fratelli Collyer è stato molto triste, ma ha dato un tocco di amara verosimiglianza e anche di valore al lavoro fatto dall’autore.
Un romanzo particolare, su cui non so pronunciarmi in maniera definitiva: è interessante approfondire il personaggio di Homer, cieco eppure capace di vedere nelle poche altre persone che conoscerà più di quanto suo fratello Langley potrà mai vedere. È curioso assistere alla particolare tenerezza che li lega, eppure sembra che a questo libro manchi qualcosa, forse un respiro universale; qualcosa che permetta al lettore di immedesimarsi. Ma forse è giusto cosi: intitolandosi “Homer & Langley" ed essendo i protagonisti segregati nel loro piccolo mondo cosi lontano da quello di tutti gli altri uomini, non ci si può stupire che il focus sia su di loro e poco altro. Sta ai lettori capire se un racconto del genere rientri nei propri interessi.

“Ogni giorno Langley frugava tra le notizie dei giornali. La storia stava venendo fuori un po' per volta sulle ultime pagine, senza alcuna comprensione dell'enormità di quell'orrore. «Questo concorda perfettamente» disse «con la politica immobilista del nostro governo. Perfino in guerra si raggiungono accordi, oppure, se proprio non ci si riesce, si bombardano i treni, si intralciano le operazioni, qualunque cosa pur di dare a quella gente la possibilità di salvarsi. O forse dobbiamo pensare che questa terra dei liberi e patria dei coraggiosi non vada poi tanto matta per gli ebrei? Certo i nazisti sono criminali mostruosi. Ma cosa siamo noi, se gli lasciamo fare quello che vogliono? E che ne è allora, Homer, della tua idea della guerra come lotta tra bene e male? Cristo! Darei qualunque cosa per non far parte della razza umana.»”

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Commenti

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Interessante recensione, Valerio.
Non ho mai letto il celebre autore. deduco che forse non sia questo il libro ideale con cui cominciare.
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
27 Agosto, 2020
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Ciao Emilio,
no, direi di no. Ti consiglio di iniziare con "La coscienza di Andrew", lo stesso con cui ho cominciato io e opera più famosa dell'autore.
Grazie, Valerio.
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