Dettagli Recensione
Un mondo di sensazioni
"Vivere è morire, perché non abbiamo un giorno in più nella nostra vita senza avere, al contempo, un giorno in meno. Popoliamo i sogni, siamo ombre che errano attraverso foreste impossibili i cui alberi sono case, abitudini, idee, ideali e filosofie. E non trovare mai Dio, non sapere addirittura se Dio esiste! Passare da un mondo all'altro, da un'incarnazione all'altra sempre nell'illusione che lusinga, sempre nell'errore che conforta. Mai la verità, mai la quiete! Mai l'unione con Dio! Mai la pace vera, ma sempre un brandello di pace, sempre un desiderio di essa!"
Questa meraviglia di libro è come una pregiata bottiglia di rum invecchiato, lo si legge a sorsi, in quei momenti solenni, importanti per noi, e ci ubriaca con la sua poesia di altissimo livello artistico e filosofico, prosa densa, ambrata, che prima di trovarsi davanti ai nostri occhi è maturata dentro il poeta ma anche nel tempo e che possiamo apprezzare solo ed esclusivamente in determinate occasioni. Sono quelle volte in cui ci sentiamo fuori dal coro, malinconici, solitari e in cui tendiamo a sfogliare il passato facendo una chiacchierata intima con noi stessi, che la lettura di questo libro da il meglio di sé e parla letteralmente al lettore, in quanto diventa un dialogo - da un lato la poesia di Pessoa dall'altro la nostra esistenza che viene continuamente agganciata come all'amo dai suoi argomenti che risuonano dentro di noi con l'eco delle nostre esperienze. Parlo di poesia ma in realtà è un libro in prosa, suddiviso in frammenti più o meno brevi, come se fosse un diario di sensazioni e di osservazioni, del resto considerato il mio paragone iniziale, un libro del genere non poteva avere struttura diversa per poter essere fruibile al massimo. Certo, si può anche finire la bottiglia d'un fiato in una notte insonne ed angosciosa, ma probabilmente al mattino saremmo sbronzi e ricorderemo ben poco della nottata. Il rum non è veleno, allevia l'esistenza e migliora l'umore, non la uccide, ecco perché considero propizio questo libro in quei momenti no, perché nella sua malinconia e pessimismo si trova sempre coraggio e conforto, un balsamo che ammorbidisce le asperità dell'inquietudine, un inno alla bellezza e alla normalità della tristezza che fa parte di noi. Siamo esseri superiori ma nello stesso tempo molto limitati e frustrati perché una prodigiosa mente pensante e piena di ambizioni infinite mal si sposa con le limitazioni di un corpo materiale destinato a dissolversi nel tempo e che contrario dei nostri impalpabili pensieri esso non può tornare indietro, non può sostare ma corre verso una sconosciuta ma certa fine. Probabilmente la tragedia più grande dell'uomo. Pessoa ama la vita, nonostante tutta l'angoscia che prova, aborra il suicidio perché ama la vita ma la stessa esistenza gli grava e l'arma che ha a disposizione per alleggerirne il peso è scrivere: come tanti altri grande scrittori sente la necessità fisica di tirare fuori i pensieri e liberarli dalla prigione del corpo umano, renderli eterni e indipendenti.
"Con quale vigore della mia anima solitaria ho scritto le mie esiliate pagine, vivendo sillaba per sillaba la falsa magia di ciò che credevo di scrivere e non di ciò che effettivamente stavo scrivendo! Con quale incantesimo di un'ironica stregoneria ho creduto di essere il poeta della mia prosa, nell'aureo momento in cui essa nasceva in me, più veloce della penna, come una riparazione fallace agli insulti della vita! E alla fine, oggi, rileggendo, vedo i miei pupazzi che si rompono, vedo la paglia che esce dai loro strappi. Ed essi si svuotano senza essere esistiti..."
Oltre alle profonde descrizioni introspettive c'è anche una particolare cura e dedizione verso le descrizioni di Lisbona e del clima - nello specifico predomina la pioggia che fa da colonna sonora ai suoi pensieri, tutte descrizioni altamente poetiche e suggestive. Libro da maneggiare con cura.
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Bando alle futilità bentornata anche a te e alle tue recensioni! bella lettura, è uno di quei libri da rileggere e da tenere sul comodino, perché non si legge tutto d'un fiato. Certi pensieri sono un pò scomodi da accettare, ma sono autentici e profondi. Tabucchi aveva visto giusto, un grande scrittore. In giro ci sono tantissime sue citazioni estrapolate spesso a casaccio. È una ingiustizia, un torto che si fa al libro che non è frammentato, ma organicamente rispondente in ogni sua parte.
Bell'invito alla (ri) lettura!