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Ogni stupratore seriale è bello a mamma sua
Per quanto mi riguarda, la serie Chocolat di Joanne Harris termina con questo terzo capitolo "Il giardino delle pesche e delle rose", rose che non ho capito dove abbia visto chi ha scelto la traduzione del titolo, ma l'importante è aver finito una trilogia che ho trovato sempre più tediosa da leggere.
In realtà non sarebbe una trilogia perché nel frattempo l'autrice ha pubblicato un quarto libro, ma possono essere letti tutti come degli stand-alone: ognuno si concentra su una storia a parte e se ci sono riferimenti agli altri volumi la Harris fornisce comunque tutte le spiegazioni del caso.
In questo terzo romanzo vediamo il ritorno di Vianne con le sue figlie a Lansquenet, in teoria per una breve vacanza ma in realtà portata dal vento, per giungere come sempre a risolvere i problemi di tutti; su questo aspetto mi trovo inquietantemente d'accordo con Paul-Marie quando deride la tendenza della protagonista a voler fare l'eroina, a volte perfino non richiesta. La trama presenta una forte componente mystery, concentrandosi particolarmente su chi stia creando tensione tra gli abitanti del paese e i maghrébins che popolano Les Marauds, arrivando anche a compiere azioni criminali come incendi dolosi ed aggressioni fisiche.
Questa scelta ha permesso di dare più concretezza e logica alla storia, cosa che ho apprezzato, come pure -inaspettatamente- i capitoli dal punto di vista di Francis, che si alternano a quelli di Vianne. Il ritorno dei loro due POV non è l'unica somiglianza con "Chocolat" che nel testo viene citato di continuo, con tanto di personaggi pronti a rimpiazzare i defunti o chi è ormai cambiato, oppure assurdità alle quali l'autrice ci ha abituati, come l'assenza delle forze dell'ordine o i pettegolezzi prima criticati e poi sfruttati ipocriticamente da parte di Vianne.
Anche la tematica dell'accettazione di una cultura diversa viene ricalcata sul modello di quanto successo anni prima con i vagabondi del fiume, ma in questo caso il tutto ha un'aria molto pesante perché la diffidenza verso i musulmani non è data da problematiche sociali o economiche bensì dalla mera differenza religiosa; non dico sia una situazione surreale ma ai giorni nostri è un aspetto secondario rispetto agli altri, tanto che il libro sembra ambientato almeno un paio di decenni fa.
Nel complesso il romanzo non porta nulla di nuovo alla storia, se non nell'epilogo, ma per chi ha trovato piacevoli i volumi precedenti può essere una lettura gradevole, un altro capitolo nella vita di Vianne Rocher, novella Batman sempre pronta ad intervenire quando il Batsegnale ventoso si fa sentire.
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