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Violet
«Tra i nostri genitori c’erano tante cose che restavano non dette. Adesso che sono più grande ho capito che il loro rapporto era simile al fitto groviglio di radici di un albero, sotterraneo e nascosto.»
Violet Rue Kerrigan ha soltanto dodici anni quando le vicende hanno inizio. Ultima della prole di una famiglia proletaria di origini irlandesi che vive a South Niagara, una piccola e tranquilla cittadina dello stato di New York, ella è la preferita del padre Jerome che la coccola e la protegge contrariamente alla sua indole dura e rigida. Un fatto inaspettato coinvolge i Kerrigan. I due fratelli Jerome Jr. e Lionel investono ubriachi un afroamericano e dopo averlo colpito ripetutamente con una mazza da baseball lo abbandonano al suo destino. La decisione è univoca: tutti devono tacere. Perfino il parroco è d’accordo nel portare avanti questa linea e nel non rivelare del misfatto. Tuttavia, la giovane, è afflitta da sensi di colpa, si interroga, si chiede cosa sia giusto e cosa no, si interroga anche su quei dogmi religiosi che sembrano tanto dei pilastri nei luoghi da lei conosciuti ma che, al contrario, si dimostrano essere fallaci in relazione a una situazione esterna che tocca da vicino e che secondo gli insegnamenti richiederebbe di parlare e di affrontare il quanto compiuto. La via prediletta è la strada dell’oblio, del celare, del nascondere. La rivelazione inaspettata e involontaria la porta all’esilio: mentre per i due fratelli il suo parlare si traduce in una incriminazione con tanto di arresto, per tutti i suoi cari si traduce in un tradimento imperdonabile. Relegata in casa della zia vivrà una adolescenza a base di bullismo, abusi e sensi di colpa e una età adulta altrettanto dolorosa e fragile. Perché ogni volta che penserà di aver trovato il suo porto sicuro si renderà conto che in verità tutte le sue certezze e sicurezze sono appese a un filo pronto a crollare al minimo scossone.
«Una dolorosa verità della vita di famiglia: le emozioni più dolci possono cambiare in un istante. Tu credi che i tuoi genitori ti amino, ma è te che amano o il figlio che è loro?»
E quel qualcosa crollerà, si sgretolerà e allora cosa resterà se non un tentativo di ricostruzione, un tentativo per ricominciare e andare avanti quando tutto quel che avevamo non esiste più?
Joyce Carol Oates destina il suo lettore di un romanzo capace di invitare alla riflessione su molteplici aspetti e che rivolge il suo sguardo su una prospettiva aperta e completa su ogni fronte. Il suo è un perfetto ritratto della società, un quadro all’interno del quale emerge il pregiudizio di razza da bianchi verso persone di colore e da persone di colore verso bianchi, il pregiudizio verso il gentil sesso, abusi e violenze sia sessuali che morali e fisiche, l’indifferenza, l’auto-colpevolezza, l’apparenza, la facciata e molto altro ancora.
Un elaborato forte, introspettivo, riflessivo, un titolo che non delude gli appetiti di chi cerca un elaborato di sostanza con una storia fluida e uno stile narrativo rapido e diretto.