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Passato e presente, quale destino?
Un percorso della memoria in un presente mutato nella propria essenza, un paese al nord della Germania, Brinkebull, in cui sopravvive ancora il basso tedesco, un’ antica terra morenica sottomessa ai cambiamenti del tempo che non ha bisogno di nessuno e ignora l’ inezia umana.
Qui fa ritorno Ingwer Feddersenn, un professore universitario che da molti anni ha abbandonato la terra natia, quindici ettari di terreno e una locanda, per disseppellire pietre e cocci rotti.
Se c’è una cosa che egli sa fare e’ attendere, starsene tranquillo nello stesso posto più a lungo della maggior parte della gente, ma le cose per lui sono andate gradualmente alla deriva e oggi non gli resta che prendersi un anno sabbatico e tornare a Brinkebull ricercando se stesso negli altri, prendendosi cura di coloro che da sempre hanno rappresentato la sua famiglia, Ella e Sonke, due novantenni al tramonto.
Entrambi vittime delle amnesie di una malattia degenerativa e del logorio inarrestabile degli anni, il presente riconsegna, ribaltata da necessità e desiderio, una dimensione che sin dal l’origine ha vissuto una relazione padre-madre-figlio.
Ma cosa determina e prevede questo ritorno? Un tempo fugace, forse un anno, e Ingwer, eterno studente, per una volta si concederà a semplici gesti, pulire, cucinare e stare al bancone, passeggiare per il paese con Ella, lavare Sonke finché avrà vita, saldare un debito con il passato.
Lo attende una comunità ristretta che fatica a riconoscere il diverso, che abbraccia eternamente i propri simili e presenta i volti mutati di singole storie, chi si è fermato per sempre e chi è partito alla ricerca di qualcosa che legittimasse le proprie speranze.
Il passato è un bambino abbandonato dalla devianza di una giovane madre inadatta ( Marrett ), a sua volta bambina, un po’ svitata ma non completamente pazza, che vede e prevede continuamente la fine del mondo, una persona molto sola dietro una parete di vetro, una reclusa che non ha commesso alcun crimine.
Oggi Ingwer e’ un uomo sempre presente e mai del tutto partecipe, che si è costruito una vita altrove, che si domanda quale sia il suo problema, la convivenza da venticinque anni con due inquilini scomodi, il figlio di un giudice e la figlia di un diplomatico, ancora oggi un muro invisibile a separarli, o semplicemente se stesso, il dottor Feddersenn, apparentemente semplice e disponibile ma che nasconde altre identita’, di scienziato e docente universitario?
Quale cammino ad attenderlo, il campo accademico o la locanda che avrebbe ereditato, i quindici ettari di terreno, la casa e la fattoria? Perché ha rinunciato a moglie e figli e a tutto quello che Sonke Feddersen voleva dargli per costruirsi una vita in solitudine e rendersi conto, tardivamente, di quanto essa sia sgangherata?
Il potere della memoria, parte della propria essenza, esperienze tuttora vivide vissute e riproposte, un destino in parte desiderato o solo accettato assecondando un desiderio di fuga per coltivare un talento auspicato e sospinto da un insegnante carismatico, la voglia di fermarsi, approfondire, capire, o solo la necessità di restituire il dovuto, un debito non quantificabile, un senso di colpa latente, un gesto di pietas che riabiliti la propria coscienza.
Un romanzo di sicuro interesse, che sovrappone origini e desideri, storia e memoria, cercando di ricostruire i cocci di una vita fiaccata nella sua stessa essenza, oggi flebile, stremata, spenta, riattivandola e riabilitandola .
Una commedia intelligente di una autrice che sa muoversi con le parole, un inno ai legami con le origini e a un mondo che va scomparendo, deviando una strada intrapresa da tempo e inserendo i personaggi, atemporali, in un contesto bucolico totalmente indifferente.
In sostanza un bel libro, consigliato, a dimostrazione di come una buona idea suffragata da un certo talento possano condurre lontano.
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Non conosco assolutamente l'autrice, ma inserisco il titolo nella lista dei desiderata.