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Onnazaka
 
Onnazaka 2020-07-17 21:18:42 archeomari
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archeomari Opinione inserita da archeomari    17 Luglio, 2020
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DONNE NELL’OMBRA

“Onnazaka” in giapponese vuol dire ‘Il percorso delle donne’.
In alcuni templi shintoisti ci sono due diverse scale: quella degli uomini, posta di fronte a chi guarda la costruzione e più veloce da percorrere, e quella delle donne, più lunga e riservata. Dal titolo conosciamo il succo di questa bellissima storia, toccante, intensa e profonda.
“Onnazaka” ha vinto, meritatamente, il più prestigioso premio letterario giapponese, il Noma Literary Prize, appena dopo la pubblicazione nel 1957. L’opera è ambientata in quel periodo ricco di fermenti politici e culturali, l’età Meiji, e la narrazione inizia quando in Giappone non esistono ancora né costituzione e né Parlamento, ma il potere è nelle mani di pochi funzionari imperiali dipendenti da un governo di tipo feudale.
L’opera è stata ispirata alle storie del ramo materno della famiglia della scrittrice Fumiko Enchi, a sua nonna in particolare, e a tutte quelle donne vissute nell’ombra del marito-padrone, schiacciate da una pesantissima etica femminile. Dare una voce a quelle donne vissute nell’ombra e nella sofferenza silenziosa è lo scopo di questo meraviglioso libro, uno dei più importanti della letteratura giapponese.
“Noi siamo donne che vivono nell’ombra, dobbiamo rassegnarci” sono le parole della protagonista, Tomo, moglie dell’importante funzionario Yukitomo Shirakawa, gran donnaiolo da sempre, che, dopo i primi anni di passione con la moglie, comincia a cercare tra giovani vergini piacenti, una inserviente personale per trasformarla poi in sua concubina sotto lo stesso tetto coniugale. Ma è capace di peggio: chiede alla moglie di recarsi in un quartiere di Tokyo a cercare per lui non una geisha, bensì una giovane piacente ancora illibata.
Tomo, il cui “forte temperamento l’aveva indotta a reprimere i suoi impulsi con l’obbligo morale di prendersi cura del marito e della casa” assolveva ai suoi doveri in maniera irreprensibile, quale scopo cui era destinata in quanto donna. “Tutto il suo amore e la sua intelligenza erano profusi nella vita familiare, di cui il marito era al centro”, per questo motivo si rende al tempo stesso vittima e complice di questo sistema patrilineare. Anche se lei è la protagonista indiscussa del romanzo, la prima concubina del marito, Suga, incarna, nella parte centrale del romanzo, la donna nell’ombra, quando il padrone si infatua di un’altra giovinetta che diventerà il suo nuovo diletto. Ragazzine come fiori non ancora sbocciati, vendute ipocritamente dalle famiglie come cameriere personali, nella piena consapevolezza del reale esito di quella disgustosa contrattazione.
Storie di fantasmi, tipiche dei racconti giapponesi, uomini che violentano inconsapevoli adolescenti con il beneplacito delle famiglie, storie di gelosie e solidarietà tra concubine, una moglie preda di terribili dissidi, odio-amore verso il marito, gelosia e orgoglio, senso del dovere e voglia di ribellione.
Lo stridore terribile all’interno dello stesso mondo “dei fiori e dei salici” tra la delicatezza struggente di immagini e pensieri e certi squallori che la storia del Giappone non può dimenticare.
Il pensiero buddhista e neoconfuciano sottendono tutta l’opera insieme ai continui richiami del famoso “Genji Monogatari”, capolavoro e patrimonio della letteratura mondiale.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
“L'edizione Safarà è ben curata, corredata da un glossario e da una bella postfazione di Daniela Moro.Rari refusi.
Consigliato a chi ha letto o voglia leggere della stessa autrice Onnamen e Namamiko Monogatari, entrambi ispirate al Genji Monogatari.
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Commenti

12 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2
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Marianna, qui vedo la valutazione in tutta la sua pienezza!
Bella recensione, Marianna. Mi hai fatto venire in mente i film del grande maestro Mizoguchi.
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archeomari
20 Luglio, 2020
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Ciao Emilio, sì qui le recensioni sono più dettagliate nella valutazione, ma quanto a interazione tra utenti trovo QLibri alquanto scarso.
Onnazaka è stato una bella lettura. Per me stile, contenuto e piacevolezza non possono che meritare il massimo.
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archeomari
20 Luglio, 2020
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Sì Giulio, grande indiscusso maestro del cinema. Ovunque ci sia il Giappone tradizionale ritratto con scrittura di qualità, ci sarà anche un pensiero parallelo alla prolifica produzione cinematografica del grande Mizoguchi.
Grazie per l'attenzione!
Ciao Marianna, a differenza tua che so che apprezzi la letteratura giapponese infatti ne pubblichi molte recensioni, io non ce la faccio a leggerla. Ci ho provato ma non mi arriva dentro.
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archeomari
20 Luglio, 2020
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Ciao Ioana, io ricordo che hai letto un libro di Oe Kenzaburo, so che è un autore un pò ostico e si compiace di questo suo stile chiuso. Non so se hai provato con altri autori, magari Tanizaki. Io ad esempio con gli autori contemporanei non ho avuto un buon feeling, ho iniziato e mi sono fermatai con la Yoshimoto che non mi ha convinta. Mi dà la sensazione di leggere nuvole e vapore, alla fine non mi rimane niente, non trovo spessore né contenuto. Ciò mi ha precluso la lettura di Murakami. Prima o poi lo leggerò, ho necessità di farmi un'opinione anche di lui.
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Molly Bloom
20 Luglio, 2020
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Con Murakami ci ho provato e ho abbandonato i due libri iniziati. Lo trovo sopravvalutato. Magari superiore alla norma ma un po' con filosofie già viste, troppo semplicistiche. Mi perdoneranno i suoi lettori, sicuramente un mio limite. Mi incuriosisce Norvegian Wood per definire questa opinione, prima o poi....
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Molly Bloom
20 Luglio, 2020
Ultimo aggiornamento:
20 Luglio, 2020
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In Kenzaburo la cosa che più di tutte mi ha infastidito è stato il suo narcisismo ingombrante, il suo io lodato in ogni pagina che probabilmente si è scordato di quello che voleva raccontare ahahahaha... Scherzi a parte ho apprezzato per contro l'ambientazione.
Il Genji Monogatari deve essere davvero un'opera cardine, ho letto un saggio a riguardo in un libro di Kawabata. Affascinante.
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archeomari
21 Luglio, 2020
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È vero Ioana, in Kenzaburo c'è un certo compiacimento della propria scrittura che urta. Mi trovi d'accordo, ma il suo Bambino scambiato è veramente profondo!
Murakami: ho Kafka sulla spiaggia, veramente osannato, sarà meritato?
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