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Rosa e il piccolo negozio dell’angolo
Rosa Larkin è una ragazza esuberante con un difficile passato alle spalle: padre ignoto, madre alcolista, tanti affidi temporanei e una vita sentimentale e lavorativa poco meno che caotica. Così, quando un avvocato di Londra le dice che le è stato lasciato in dono un negozio nel Devon, stenta a crederlo, però, visto che è stata licenziata per l’ennesima volta, quella pare essere la soluzione, almeno momentanea, per risolvere i suoi problemi. Così, saluta Josh Smith, suo padrone di casa, amico e occasionale amante, prende in braccio il caro bassotto Hot Dog e parte per Cockleberry Bay alla scoperta di quel misterioso lascito che lei non potrà mai vendere, ma solo donare a chi riterrà degno di succederle nella gestione dell’esercizio commerciale.
Giunge in paese che mancano pochi giorni a Natale e non ci impiega molto a scoprire che il posto pullula di gente pettegola e impicciona come non mai. Ma è anche abitato da persone gradevoli e gentili e non mancherà di fare amicizia con alcune di loro. Comincia così l’avventura di Rosa a Cockleberry Bay. Qui, lentamente, ma con una assennatezza che non credeva di avere, riapre il Corner Shop e dà inizio alla sua attività, allarga la cerchia di amicizie, impara a conoscere le piccole vite dei suoi nuovi compaesani, i loro segreti e le loro debolezze. Tra i retroscena c’è pure da scoprire l’appassionata storia d’amore tra Ned, il precedente proprietario, e la misteriosa T, storia da ricostruire tutta con l’aiuto di un fascio di lettere recuperate da un nascondiglio segreto.
Com’era prevedibile sin dalle prime righe, dopo qualche colpo di scena non mirabolante, superati gli intoppi, svelati i misteri, risolto un micro-enigma poliziesco, digeriti dispiaceri, delusioni e dissidi, la storia di Rosa si avvia verso l’edulcorato e romanticamente appagante finale.
Ho trovato questo romanzo come una nuvola di zucchero filato: soffice e vaporoso, sfavillante di colori pastello e leggero come una nube primaverile. Proprio come lo zucchero filato, una volta assaggiato, si rivela impalpabile ed evanescente: lascia in bocca un gradevole sentore di dolce sul palato, che momentaneamente appaga e soddisfa, ma le sensazioni sono destinate a svanire rapidamente nel tempo senza lasciare troppe tracce. Comunque la storia non è disprezzabile e ben scritta. Accurato lo studio dei personaggi tutti ben caratterizzati, piacevole la descrizione della provincia inglese, indiscreta e pettegola, ma anche amorevole e umana.
Poi, diciamocelo, quel generale senso di ottimismo e l’inevitabile happy end donano serenità, fanno bene allo spirito e rinfrancano l’umore.
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Per l’angolo del pignolo devo rilevare come facciano un po’ sorridere alcune incongruenze che ho riscontrato. Una soprattutto è abbastanza evidente. Ancora adesso mi domando come sia possibile recuperare un vecchio epistolario in modo integrale, cioè uno in cui siano conservate sia le lettere ricevute che quelle di risposta inviate, soprattutto se questo epistolario è clandestino ed è assai improbabile che il mittente desideri conservare le bozze di ciò che ha spedito per rendere palese la propria tresca amorosa. Ma la licenza è perdonabile e, in assenza delle varie repliche, sarebbe stato difficile comprendere la successione degli eventi nella storia tra Ned e T, quindi è un peccato veniale perdonabilissimo.
Seconda annotazione: in patria questo romanzo ha avuto recensioni favorevoli, ma anche critiche per il linguaggio un po' sboccato che usano tutti i protagonisti e per la morale decisamente libera che seguono. Io non ne sono rimasto infastidito: il libro è stato scritto immedesimandosi nella mentalità giovanile dei personaggi e una diversa impostazione l'avrebbe fatto sentire come falso ed artefatto.