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Maschere e vere identità
«Solo che io non sono affetto soltanto da malinconia, mal di testa, indolenza e dalla mistica facoltà di sentire gli odori del telefono. Il più terribile dei miei mali è la predisposizione alla monogamia; c’è una sola donna con la quale posso fare tutto quello che gli uomini fanno con le donne: Maria. E da quando lei se n’è andata, vivo come dovrebbe vivere un monaco, con la differenza che io non sono un monaco.»
Lui aveva ventun anni e lei diciannove quando i loro destini si sono incrociati in quella stanza in cui un uomo e una donna possono incontrarsi per condividere un momento di intimità. Anche adesso che il protagonista ne ha ventisette e non è considerato altro che un attore comico che non paga le tasse e che vive con i suoi tanti numeri di cui uno si chiama “ Arrivo e partenza”, come può non vivere nel ricordo di quel che è stato di quel che vissuto, percorso e affrontato, di quel che ha perso e di quei legami con la famiglia e gli affetti che si sono spezzati senza possibilità alcuna di essere riallacciati, ricostituiti?
Ed è da qui che parte il lungo racconto fatto di un flusso di pensieri continui e ininterrotti di un uomo che, nella veste di clown, sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua vita e sta perdendo tutto. Hans Schnier non può così sottrarsi dal tornare indietro con la mente e con il ricordo, non può esimersi dal rivivere quello che è stato per arrivare a capire quello che è diventato il presente, quel che lo ha condotto alla miseria. Figlio di una famiglia agiata ma anche controversa, osserva trascorrere i giorni con la loro inesorabilità, assiste allo sgretolarsi della sua professione, è inerme di fronte alla perdita del suo grande amore.
Il tutto in un viaggio continuo fatto di introspezione e di domande ma anche del suo vittimismo, del suo lasciarsi andare all’alcol, dello scaricare le colpe sugli altri senza di fatto cercare di mutare la propria condizione.
Il risultato finale di questo elaborato è quello di un personaggio complesso, stratificato, affatto scontato, un personaggio che arriva al suo lettore per quella sua semplice, unica e forte umanità. Una umanità fatta di errori, di redenzione, di dolore. E la maestria di Boll è proprio quella di riuscire a rendere tridimensionale un antieroe che da un lato arriva per la sua parte emotiva e dall’altro per il suo tratteggiare la realtà di una società circostante fatta di rigidità e contraddizioni. Tra le tante tematiche che sono riportate all’attenzione del lettore vi è anche quella della maschera che, in questo caso attraverso la veste di quella calzata per esigenze lavorative, ci riporta alle opere pirandelliane e a quella falsità e ipocrisia che regna nella quotidianità circostante.
Un elaborato che arriva, invita alla riflessione, da leggere e assaporare con calma.