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La strada di casa
 
La strada di casa 2020-06-23 09:27:30 68
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68 Opinione inserita da 68    23 Giugno, 2020
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Vite contaminate e in attesa di altro

Holt, Jack Burdette ricompare un sabato pomeriggio del 1985, dopo otto anni di assenza, quando tutti ormai paiono essersi dimenticati di lui e persino la polizia ha smesso di cercarlo. Al volante di una Cadillac rossa targata California sembra in attesa di qualcuno, è cambiato in peggio, obeso, sformato, eccessivo, calvo, lo scialbo ricordo del campione che fu, l’ idolo della comunità, un fenomenale giocatore di football destinato alla gloria.
Holt è un’ essenza ristretta che non dimentica vizi e virtù dei propri figli, chi ne disattende la fiducia e’ marchiato per sempre e Jack Burdette l’ha combinata grossa.
Pat Arbuckle, direttore dell’ Holt Mercury, il giornale locale, un fallimento matrimoniale e una tragedia famigliare alle spalle, suo amico dall’infanzia, riaccende nel presente il puzzle della memoria ricostruendone il passato, narrandone le gesta, protratti intrecci pericolosi, epilogo di un gioco all’eccesso.
E nella vicenda di Jack, come sempre, si specchia un pezzo di Holt e della propria storia, un nucleo famigliare spezzato, un giovane evaso dalle mura domestiche, indipendente, burlone, dannatamente competitivo, con la voglia di emergere e divertirsi, vinto da ambizione e noia.
Giochi infantili pericolosi, burle scolastiche, l’amore giovanile per Wanda Joe, indiscutibile bellezza locale, una relazione unilaterale degradante nata sui banchi di scuola che assume forme diverse.
Dopo la morte del padre, travolto da un treno in corsa, Jack si farà cupo e scontroso, un periodo culminato nella decisione di abbandonare la madre e di trasferirsi al Letizia Hotel.
È ritenuto il fenomeno della città, cosparso dall’eco della propria leggenda, con un’ aura di intoccabilità.
Nell’autunno del 1960 l’iscrizione all’università, l’ espulsione dopo una serie di furti, l’ arruolamento nell’esercito, l’addestramento, il ritorno a Holt.
Jack e’ un giovane grande e grosso, pieno di se’, con un aspetto piacevole e una natura dominante, sospinto da impeto e istinto, dotato di forza ed energia innate, un bar e un pubblico maschile il suo naturale elemento.
Un giorno, durante un convegno lavorativo, inaspettatamente prenderà moglie, la giovane e sconosciuta Jessie, che è ben diversa da come la gente di Holt se l’è immaginata. Piccola, scura, tranquilla e risoluta, indipendente e con un’aria distaccata, niente dell’ idea vistosa, molto californiana, di avvenenza femminile. Insomma, quale il motivo di questo matrimonio? La noia.
Un giorno Jack scomparirà senza lasciare traccia, con se’ un turpe segreto presto svelato e Jessie si apparterà non desiderando niente dalla contea di Holt, si ricostruirà’ una vita con i propri figli cercando di dimenticare, indosso una ferita da rimarginare.
Oggi Jack Burdette aspira a una personale resa dei conti al di fuori della giustizia, ha il volto trasfigurato e imperdonabile di una ignominia apparentemente dimenticata.
Oggi giorni e desideri sono mutati, l’amore è rinato, insieme a tante altre storie vissute e interrotte di cui questa è una e neanche la più importante.
E allora, superata la crudeltà e la rabbia del momento per una delirante insignificanza, tutto a Holt pare tornare alla normalità, le chiacchiere si sovrappongono, la gente parla di altro, il tempo scorre, i ricordi si affievoliscono, nuove vite prendono forma, alcune accuse ritornano, c’è chi scomparirà per sempre.
Qui la vita continua o così pare, mentre al di fuori, nel vasto mondo, qualcuno si spera abbia potuto trovare un piccolo angolo personale di salvezza e felicità.
Secondo romanzo di Kent Haruf (1990 ), a precedere la “ Trilogia della pianura “, “ La strada di casa “ possiede i tratti precipui della sua poetica. Holt protagonista, una giostra di personaggi ed accadimenti al suo cospetto, intrecci abbandonati e nascenti, una descrizione dettagliata di fatti e realtà all’ interno di una dimensione spirituale collante della comunità. Singole storie vissute e raccontate con veridicità, essenzialità, ineluttabilità, all’interno del tempo e delle stagioni.
Ciò che non si aggiusta mai lo farà, ciò che scompare non sarà rimpianto, tutto continua secondo una identità di modi e di luoghi, quello che accade al di fuori pare lontano.
È una poetica dell’ essenzialità, un canto della provincia fondato su poche certezze consolidate, un perfetto incastro che elude il superfluo per vestirsi di un’ armonia disarmante.

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Commenti

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Presentazione esaustiva, Gianni.
Per chi è stato letterariamente a Holt è difficile non voler ritornarci, benché si tratti di un luogo non gradevole e senza fascino.
In risposta ad un precedente commento
68
25 Giugno, 2020
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Holt si fa presenza, non un luogo, ma il protagonista di tante storie
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