Dettagli Recensione
I luoghi a cui apparteniamo
Nel locale fumoso la notte si accompagna alle note di “I love you a thousand ways”.
Bellissima, i capelli scuri le cadono sul viso stirato in un sorriso assente e deciso, accavalla le gambe e si scoprono le ginocchia. Troppo pesante il trucco sugli occhi già grandi, la scollatura profonda di quell’abito rosso così stretto che pare strapparsi, le cuciture tese sull'ampio ventre al termine di una gravidanza.
La fanno ballare, la fanno saltare, la fanno girare su se stessa, le offrono un drink dopo l’altro mentre lei, dolcemente, acconsente ancora più pallida, più sudata che mai nel vestito logoro, sempre sorridente.
Non piange più, superata una certa soglia di dolore dicono che nemmeno le lacrime diano sollievo.
Se non con te, piangerò io per te, “I love you a thousand ways” non è una canzone d’amore stanotte, è l’urlo di guerra sanguinoso ed ignobile con cui ti condanneranno a risarcire i suoi peccati.
Dovrebbe essere un uomo il protagonista di questo romanzo di Haruf, eppure il legame più forte si è creato nei confronti di una donna.
Il suo personaggio carismatico, potente, coraggioso ci conduce nelle strade di Holt, dove giustizia non esiste. Non nei tribunali, che permettono ai colpevoli di imboccare la migliore via di fuga. Non nella gente, che pur di vendicarsi dei torti subiti e dell’inadeguatezza del sistema si accanisce sugli innocenti rivelandosi impietosa, cieca, vorace. Colpa ed espiazione sono un territorio sconosciuto per chi strafottente e perentorio si ripresenta per vincere di nuovo.
Scorrono veloci ed accattivanti le pagine in una cittadina agricola della provincia americana, i campi coltivati a mais nascondono punte di freccia perdute dai nativi nelle immense praterie. L’amarezza ed il peso di un destino ormai scritto si addensano in una nube di polvere che si appiccica addosso fino a lasciarci soffocare, ci verrà mai concesso un ultimo respiro?
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Questo libro mi alletta : per l'Holt letteraria ho una certa nostalgia.