Dettagli Recensione
Lasciate libero il mio pippino
Portnoy-oy-oy-oy-oy… ma finalmente ti conosco! Anzi, finalmente leggo la tua delirante e divertentissima e drammatica confessione.
Philp Roth è un autore che ho iniziato a leggere da poco, questa è la mia terza lettura ed è stata sicuramente quella decisiva che mi ha fatto apprezzare appieno il suo talento. Già “La macchia umana” mi aveva segnata in qualche modo e con il Lamento, P. Roth ha avuto la meglio su di me. Un libro a dir poco brillante, con uno stile frizzante e dei contenuti scabrosi è riuscito a tenermi viva l’attenzione per l’intera durata della lettura. So che è un libro scritto agli inizi della sua carriera e sicuramente più vivace e giovane rispetto al maturo “La macchia umana” ma non per questo più acerbo! La differenza sta, a mio avviso, nello stile. Ho apprezzato moltissimo la freschezza del linguaggio, l’ironia e l’autoironia che regna in ogni pagina, la velocità nell'esprimersi e nel narrare gli avvenimenti come se fosse una valanga ma anche i contenuti seppur altamente erotici da sfiorare quasi i scritti di Henry Miller. Però l'insieme non mi è mai risultato fastidioso o volgare o scandaloso etc, e ciò per via dell'utilizzo dell'ironia che trasforma tutte le scene in una delirante commedia pregna però di tante piccole verità.
Per un lettore più attento, però, c'è anche molta tristezza e dramma in queste pagine lamentose, perché come lo si indica già dal titolo, è un continuo lamento di Alex Portnoy, una esplosione vulcanica di tutti i suoi "rovelli", sin dall'infanzia e che determinano senza ombra di dubbio l'uomo di domani, e se Alex possiede oggi questa vita sfrenata all'insegna della concupiscenza e l'impossibilità di amare una donna e farsi una famiglia, non è tanto perché è un maniaco sessuale ma la ragione sta nel come è stato educato in famiglia. Infatti, gli esilaranti racconti erotici vanno a braccetto con i tormentati aneddoti della sua infanzia in cui i due "imbottigliatori di colpe", e soprattutto "Mammina", cercano di dare il loro meglio nell'allevare il figlio ebreo perfetto! Il troppo amore, la troppa attenzione, il prendersi cura di troppo, la troppa invadenza, nuoce altrettanto quanto la sua assenza e da qui l'aspetto drammatico del libro in cui spesso la risata viene intrecciata con il senso di claustrofobia.
Prima dicevo che non lo trovo un libro più acerbo rispetto agli altri ma solo più fresco come stile. Mi spiego: in questo libro le tematiche importanti ci sono ed esse vengono approfondite in modo soddisfacente solo che in modalità diversa: se in romanzi più tardivi lo fa attraverso passaggi diretti introspettivi che accompagnano la trama, qui invece sono gli eventi a gridare forte e chiaro il loro messaggio e riuscirci non credo che sia così scontato per uno scrittore. L'impronta dell'infanzia sull'adulto, i pregiudizi, l'uomo perfetto fuori ma con le sue macchie interiori, la reciproca scontrosità ebreo- non ebreo, la difficoltà di un rapporto sentimentale tra due persone che provengono da strati sociali e culturali molto diversi tra loro, il prendere coscienza della propria vita e di quello che si desidera, l'odio ma anche l'amore delle proprio radici, la necessità di allontanamento ma anche di ritrovo di queste radici che continuano sempre a richiamare in un sordo eco.
Roth ha dimostrato la sua bravura anche nella struttura: seppur delirante come prima impressione, e con discorsi acrobatici che ora prendono una strada e ora deviano per poi far ritorno, la forma dell'opera risulta molto solida, matematica e riesce con grande armonia a riprendere le redini del filone centrale dopo aver divagato un po' a destra e sinistra e immettersi sul binario centrale. Ora sono incuriosita più che mai di Roth e non voglio assolutamente farmi mancare "Il teatro di Sabbath" - che dovrebbe essere un "Lamento di Portnoy" maturo - e "Pastorale americana".
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Commenti
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Ho evitato questo libro.
L'autore, a mio avviso, è un maestro nella rappresentazione del dolore. Gli riconosco però dei difetti, tra cui quello di non saper rappresentare letterariamente l'eros : quando ci prova (troppo spesso) cade nella banalità convenzionale ; peggio, nella volgarità. Come scrittore non ha saputo emanciparsi su questo punto. Ovviamente, un parere personale di un lettore che ha saputo comunque scorgere il capolavoro in Pastorale Americana, libro letto e riletto.
P.S. Anche per me il prossimo Roth sarà "Il teatro di Sabbath", di cui ho sentito parlare un gran bene.
Davvero? allora sincronizziamoci nella lettura, magari provando a proporre anche agli altri una mini-condivisa, anche se so che la lettura in solitaria è forse più gratificante :-).
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