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Va', metti una sentinella
 
Va', metti una sentinella 2020-06-16 11:26:24 AriMonda
Voto medio 
 
3.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
3.0
AriMonda Opinione inserita da AriMonda    16 Giugno, 2020
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La coscienza di Scout

“Il buio oltre la siepe” è per molti, me compresa, un grande classico del Novecento, un capolavoro che fonde insieme una tematica scottante e toccante quale il razzismo in America e la paura per il diverso con la curiosità dell’infanzia, la volontà di andare oltre i limiti degli adulti, il porsi domande continue per non fermarsi all'apparenza. Il sequel di Harper Lee in un qualche modo sembrare creare una frattura tra il romanzo che l’ha consacrata con questo nuovo mondo; una nuova protagonista cresciuta, una nuova Maycomb e non quella che avevamo imparato ad amare nelle sue stranezze e nelle sue convenzioni attraverso gli occhi della piccola Scout.

Noto che a molti questo romanzo non è piaciuto. Sicuramente presenta nella trama qualche vuoto e dei dialoghi che sembrano non arrivare mai al dunque, con un che di incompiuto, di non rifinito e limato. Ma non è solo questo aspetto, più tecnico e formale, a lasciare interdetti. Sono, infatti, i personaggi che sembrano andare incontro ad uno stravolgimento che lascia un po’ di amaro in bocca: l’integerrimo Atticus Finch, difensore della legge e degli oppressi, siede accanto a razzisti vanagloriosi che si battono per impedire alla popolazione di colore di ottenere pari diritti; la dolce e apprensiva Calpurnia, ormai anziana e rinsecchita, respinge Scout e si chiude in un silenzio di sdegno “Cosa ci state facendo, tutti voi?”.

Cosa è successo? Harper Lee rinnega il romanzo pubblicato precedentemente? Ci propone una storia che danneggia irreparabilmente i personaggi che abbiamo imparato ad amare? Si tratta di un espediente editoriale per riscuotere attenzioni e denaro?

Personalmente, credo che “Va’, metti una sentinella” sia anche molto altro. E' lo stesso narratore a chiarirlo, forse memore della lezione di Flaubert in Madame Bovary: se ci avviciniamo troppo ai nostri idoli, spesso rischiamo che la doratura ci resti tra le mani, svelando statue di argilla, o peggio, di fango. Il padre di Scout, il grande Atticus, immortalato nella rigida compostezza ne “Il buio oltre a siepe”, nella sua fede nella giustizia, nell'ardore della difesa degli oppressi, ora mostra un nuovo volto, o meglio, l’altro volto. Abbiamo imparato ad apprezzare l’uomo, già avanti con l’età, che si schierava in difesa di un povero innocente contro la città intera, attraverso gli occhi di una bambina, che vedeva il proprio padre con il filtro che solo i figli, ancora piccoli, riescono a frapporre tra sé e la realtà. Un grande Atticus perché osservato da una piccola Jean Louise.

Possiamo intendere questo romanzo come un romanzo di formazione, dove la protagonista, ormai donna, deve fare i conti con la figura paterna, tagliare il filo invisibile che confondeva e fondeva la sua coscienza con quella di Atticus. Lo scontro è inevitabile e doloroso, come in ogni romanzo di formazione che si rispetti: Scout ha scoperto qualcosa di inconciliabile con valori che la muovono, proprio quei valori ereditati dal padre. L’esito della rottura non consiste nel tagliare i ponti, fare le valige e dire addio per sempre a quel mondo incantato della sua infanzia, ma significa chiudere una porta per aprirne una nuova, imparare a convivere con idee contrastanti, imparare ad accettare i limiti dell’uomo che si nascondeva dietro alla maschera di un dio.

Ho letto il romanzo in quest’ottica, senza avvertire una rottura con il precedente ma una normale evoluzione. La letteratura non è statica, ma deve rappresentare la vita e la vita è cambiamento, mutamento, metamorfosi. Indubbiamente il primo romanzo rimane un capolavoro, insuperabile e non paragonabile nella tecnica e nei contenuti a questo sequel, ma non credo che sia da condannare (nonostante la trovata editoriale di pubblicarlo dopo così tanto tempo).

Il tema dei diritti civili, dell’emancipazione e della lotta della comunità afro-americana è tenuto in secondo piano, perché “Va’, metti una sentinella” è un dramma fortemente familiare e personale che ogni individuo deve sicuramente aver vissuto, magari in maniera meno drastica, nel proprio percorso di crescita. Rimane comunque un tema importante e quanto mai attuale in questo momento storico e lascia aperta la possibilità di una speranza!

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Il buio oltre la siepe
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