Dettagli Recensione
“Ora ero risvegliato alla vita.”
“Entrò nella mia vita nel febbraio del 1932 per non uscirne più.”
“…fonte della mia più grande felicità e della mia più totale disperazione.”
Mi sembra di sentirlo il tono elegante e rispettoso mentre pronuncia il suo nome…”Konradin, conte di Hohenfels, nato a Burg Hohenfels”…
Siamo a Stoccarda, Germania, inizi degli anni 30 e quella tra Hans Schwarz, ragazzo ebreo di famiglia borghese e Konradin, di famiglia aristocratica, è più di una amicizia e di un comune amore per la letteratura e l’arte.
Gli eventi ci vengono raccontati direttamente da Hans in prima persona.
Quando si incontrano per la prima volta hanno sedici anni.
“Studiavo il suo volto fiero e sono certo che nessun innamorato guardò mai Elena di Troia con altrettanta intensità…”.
Konradin risponde all’idea romantica e anche ideale che Schwarz ha dell’amicizia, come nessuno aveva fatto mai, e realizza che per lui e solo per lui, avrebbe potuto dare la vita.
L’amore non conosce età né religione né sesso né scopo e niente potrebbe essere più vero; chi pensa che siano frasi di una banale ovvietà dovrebbe leggere questa lunga novella, lasciare andare le proprie certezze e paure. E percepirà la felicità negli attimi, il profumo della primavera, la poesia dello sbocciare dei fiori e i loro colori e l’entusiasmo per l’attesa delle passeggiate che verranno, e sapere che anche domattina i due amici si attenderanno reciprocamente.
Amicizia che con l’andar degli anni verrà ripetutamente messa alla prova. Toccherà a Konradin quando andrà per la prima volta a casa dell’amico e conoscerà i genitori di lui. Il padre di Hans, medico ebreo, fortemente tedesco nell’animo, ha combattuto nella guerra con onore, e ritrovandosi in casa Konradin si comporterà in modo da sorprendere e umiliare Hans; quest’ultimo ripenserà alla figura di quel padre, di cui ha tuttavia tanta stima e affetto arrivando a provare un irresistibile senso di avversione nei confronti di quell’amico capace di far nascere in lui sentimenti così contrastanti. Eppure Konradin supera per entrambi l’umiliante momento, ponendo la sua attenzione unicamente ai libri e dando così il tempo ad Hans di liberarsi in lacrime e un sorriso. E’ un attimo nel racconto degli eventi a cui spesso sono tornata con la mente, di una dolcezza e sensibilità difficile da tradurre in parole, eppure l’autore ci riesce, e lo fa con poche frasi che si trasformano in struggenti immagini in me che leggo….l’amicizia… travalica l’amore puro.
Hans e i suoi dubbi… il sentirsi non completamente accettato, forse indesiderato, è una dolorosa sensazione sempre viva; trova conferma in quell’invito tanto anelato a casa dell’amico, che quando finalmente arriverà sarà sempre, inspiegabilmente, in assenza dei genitori di quest’ultimo.
Avanza il nazional-socialismo e precipitano gli eventi e anche l’amicizia.
La perfetta intesa appare un puzzle smembrato.
Delusione, sconcerto, rabbia. Grande dolore.
E quell’assurda ammirazione nei confronti di Adolf Hitler…
Sarò stata l’unica al mondo a non sapere cosa ha riservato la sorte ai nostri amici e dunque ho tanta pena, mi fermo indecisa e stupita e Uhlman mi fa scoppiare il cuore e mi libera, proprio quando penso di non aver capito nulla… mi lascia commossa e indifesa, ancora e ancora e ancora e sempre, dopo diciassette lunghi anni.
Buone prossime letture.
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Lo seguirò certamente perché ci avevo effettivamente pensato di chiudere il cerchio.
Saluti e buone letture
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