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Innocenza, illusioni
La realtà newyorkese di fine Ottocento non è altro che il ritratto di un mondo bigotto e chiuso in schemi precostituiti, un universo in cui a far da padrone è l’apparenza, la frivolezza, la tenuità. Le convenzioni regnano sovrane, la superficie è ovattata, lo scandalo non è ammissibile. Tra i protagonisti Newland Archer, brillante avvocato, raffinato, e forte di sé e May Welland, fidanzata – e destinata ad essere la futura moglie – del legale nonché donna senza particolari pregi o doti di spicco. Il sopraggiungere di Ellen Olenska, contessa anticonformista in fuga da un matrimonio infelice e dal vecchio continente, dai modi schietti e semplici, romperà gli equilibri contrapponendosi all’imposto convenzionalismo, all’obbligata costruzione di facciata. Ella si rivela essere colei che dal torpore riporta alla vita. Newland, che così si rende conto di essersi sentito sepolto vivo, imbrigliato in quel contesto che lo circonda e del quale ha accettato i dogmi e confini quasi senza accorgersi di star auto-infliggendosi delle catene, è travolto dal bisogno del nuovo, dal bisogno di uscire da quella campana di vetro.
Ed è qui che la narrazione si smuove e fa un passo avanti significativo: i due volti finiscono con il rappresentare l’individualità tanto che, in un contesto all’interno del quale non sono associabili ad alcuno, non sono per questo giudicabili che da se stessi. Ma il vecchio sistema newyorkese apprezzerà questa frattura nell’ordine precostituito? No e, infatti, l’ipocrisia, la facciata, la parvenza, la forma prevarranno sino a che il tempo non muterà, gli anni passeranno e si volgerà uno sguardo al passato carico di rimpianti e rimorsi.
“L’età dell’innocenza” è un libro che ricrea perfettamente lo stereotipo di una società fondata sull’apparenza, sugli orpelli, su maschere e fronzoli che celano quella verità sottesa che si percepisce, che si sente essere presente ma che non può realmente fiorire. Prende forma, si innalza, trova il modo di farsi intravedere per mezzo della voce di Ellen ma non può andare oltre perché lo status quo rappresentato – con estrema minuzia soprattutto nella prima parte – è improcrastinabile. Olenska è il volto della donna moderna, indipendente, decisa e risoluta, emozionale, vivida. È una figura all’interno della quale è spontaneo immedesimarsi. Al contrario, Archer è colui che invita alla riflessione.
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Commenti
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Anche io, come Emilio, ho trovato interessante la dinamicità del personaggio della dolce May, non c'era da aspettarselo!
Buona lettura!
anche io considero degni di essere letti gli altri libri della scrittrice, che ho scoperto dopo questo.
A presto
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