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La ricerca di se’
...”Forse non era più la morte di mio padre a preoccuparmi, ma la mia”...
Il viaggio di una donna senza nome alla ricerca del padre scomparso, con lei il compagno e una coppia di amici, nessun indizio, solo una casa spoglia al centro di un lago nel Quebec, pochi ricordi e assenza di nostalgia, frammenti nebulosi di una infanzia lontana.
Per anni un padre ...“ intento a proteggere i figli e se’ stesso nel pieno della guerra in un paese povero, assorbito da illusioni di razionalità e ordine benigno “... e una madre che ...” collezionava le stagioni, il tempo e i visi dei suoi bambini per trascurare il resto, il dolore e l’ isolamento che la attanagliava “....
Un uomo che non c’è, sparito nel nulla, che se riapparisse e stesse bene lei non vorrebbe incontrare, due genitori che non l’ hanno mai perdonata, non ne hanno capito il divorzio, probabilmente neanche il matrimonio.
Un’ immersione nel passato, una casa con pochi indizi, la scomparsa del padre neppure il più importante, dentro di se’ il trauma pulsante di un abbandono coniugale e di un figlio precocemente dissolto, l’immagine velata di un fratello in procinto di annegare.
L’ oggi è un compagno che non ama, innamorato dell’ idea di se stesso, una bizzarra coppia di amici litigiosamente vicini e necessari alla sua permanenza, una vita cittadina noiosamente insignificante, un lavoro di illustratrice con fortune alterne.
L’ oggi e’ il ritorno nei luoghi della propria infanzia, sperando in una partenza immediata, una settimana per recuperare quella metà di se’ che pare la sola scomparsa, calandosi in una natura ormai contaminata ma ancora viva e pulsante nel suo percepito.
L’ oggi è un vuoto opprimente, aspirando a qualcosa in cui riconoscersi, la propria origine, pochi ricordi, sempre che siano propri, fissati in alcuni disegni e fotografie, un senso originario perduto il giorno in cui lei ha imboccato la strada sbagliata.
La ricerca del padre e’ divenuta ricerca di se’, origina da vecchie immagini congelate, ha subito la menomazione del divorzio, vive il desiderio di un approdo sicuro per chi non è mai arrivato a nulla.
Nel cuore della protagonista soffia un animo femminile e femminista incompreso, un corpo usato e abusato, una rabbiosa presenza che lotta con le poche armi di cui dispone contro un nemico acclarato, gli americani e quello che rappresentano, ..” teste vuote preservate da una corazza e da una placida ignoranza “..., o contro un certo modo di essere umani, uomini e donne.
In lei fuoriesce un’ idea sovrastante la morte, ogni cosa è viva e attende di diventare viva, il recupero di una storia che prevede l’ inizio di altro, una solitudine significante, una illogica libertà in compagnia di se stessa e del proprio pianto, immersa e sommersa da una natura parlante, impregnata di terra, urlando al silenzio, seguendo la luce e i suoi spostamenti, affamata, impaurita dall’ idea che qualcuno possa tornare.
“ Tornare a galla “ è uno dei primi romanzi della Atwood ( 1972 ), e ne presenta già i toni stilistici e i temi a venire. Una scrittura essenziale, asciutta, tronca, atmosfere che riportano a “ L’ ultimo degli uomini “ nell’ immedesimazione uomo-natura e a “ Occhi di gatto “ nel tormentato percorso interiore, oltre a sequenze claustrofobiche che ritroveremo nel ” Racconto dell’ ancella “.
Una sintesi talvolta eccedente all’ interno di un senso di rabbia opprimente che tutto pervade, immagini e sensazioni di forte impatto poetico, adattate a un reale minuziosamente oggettivato in una fisicità onnipresente.
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E' da anni che vorrei leggere questa famosa autrice, ed ho suoi titoli nella lista dei desiderata, ma non avevo mai sentito parlare di questo libro. Secondo te, sarebbe adatto per cominciare?
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