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Fede e ragione
New York, primi del Novecento, una giovane donna, Annie, con un figlio in grembo, improvvisamente e disperatamente sola. Il marito Jim, disperato dopo la perdita del lavoro, si è tolto la vita in un gesto estremo, un uomo tormentato non dalla mancanza di amore, ma dalla assoluta incapacità di andare avanti.
Questo tragico evento peserà sull’ intero romanzo, lasciando una famiglia amputata affidata alle cure di un convento, a suore amorevoli che stentano a parlare di se’, ma che hanno molto da dare e da raccontare, un rapporto con una figlia cresciuta tra fede e possibile vocazione religiosa, una mente a lungo sottomessa a quel gesto primario indicibile senza possibilità di salvezza e perdono.
Presente e futuro vivono del legame profondo madre-figlia, tra la lavanderia del convento e le mura domestiche, una famiglia ristretta e amputata che non si sente tale e impara a convivere con un’ assenza forzata
C’è un senso di rabbia iniziale per quell’ abbandono, Annie non sopporta disperazione e impotenza, per anni si porta dentro il ricordo di lui, l’ umore nero e gli scoppi d’ira che le hanno impedito di godere delle semplici gioie della vita, quel piccolo angolo di paradiso dopo tutte le miserie che si sono lasciati alle spalle: una città in continuo fermento, un buon lavoro, una casetta tutta per loro, un bimbo in arrivo l’estate successiva.
E c’è una vita che scorre, anni regolati da una quieta routine affettiva, una figlia ignara della verità, che cresce e si dibatte tra sospetta vocazione religiosa, possibile rapporto caritatevole con il mondo, e inclinazione per i propri reali desideri.
Annie, nel frattempo, cede alla tentazione, incontri clandestini con un uomo sposato, nessuna parola sulla sua vedovanza ne’ sulla moglie malata di lui, un’ altra colpa da portarsi dentro, mentre Sally in un lungo viaggio in treno scoprirà la verità sulla sporcizia del mondo.
Gli anni scorrono, inevitabilmente, una doppia verità che non può più essere nascosta, un crescente senso di colpa che porta a credere in una sola via salvifica, un piano che scambi la propria anima immortale con la felicità mortale di una madre.
Ci sono gesti estremi che nascondono amore, letti con gli occhi dell’ amore, accecati e accecanti, che indirizzano delle vite. C’è chi perderà il paradiso per un gesto d’ amicizia, non solo per odio, rassegnandosi per sempre. E ci sarà, per le ignare generazioni future, ovattate da un’ infanzia felice, un’onta nebulosa, una protratta e malinconica presenza, scongiurata da uno sguardo amorevole che molto sottende.
Un romanzo piacevole che privilegia gli scambi relazionali, una scrittura fluida che dosa le parole e mai eccessiva, talvolta poco espressiva, una prima parte che vive il contrasto, le incomprensioni, gli scambi tra vita conventuale e mondo esterno, fede e peccato, intrecciandone destini e diversità, una seconda parte improvvisamente votata all’ azione, dettata da una scelta obbligata, laddove la vita richiede risposte impellenti.
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Devo ammettere però di non conoscere assolutamente l'autrice.