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Mattatoio n. 5
 
Mattatoio n. 5 2020-05-29 09:00:27 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    29 Mag, 2020
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Insegnare la pace, raccontando la guerra

"Mattatoio n. 5" è un romanzo di fantascienza scritto con un intento dichiaratamente pacifista, come si può notare già dal sottotitolo dell'opera, ovvero "La crociata dei Bambini". L'autore ha vissuto in prima persona l'esperienza della guerra, durante il secondo conflitto mondiale, e nei suoi libri tenta di elaborare questo trauma pur tra molte difficoltà.

«Ma allora non mi venivano molte parole da dire su Dresda, o almeno non abbastanza da cavarne un libro. E non me ne vengono molte neanche ora, [...].»

Da qui la decisione di creare delle storie allegoriche ed estremamente satiriche, che sfruttano spesso il genere sci-fi per educare i lettori alla pace; la particolarità di questo titolo è quella di raggiungere l'obiettivo narrando in modo diretto e spesso grottesco delle scene di guerra, anziché rimarcare soltanto il valore della non-belligeranza.
Questo fine viene perseguito anche con l'inserimento di parecchie battute da parte di personaggi che invece di apprezzare la pace in cui vivono, si professano nostalgici della guerra ormai finita e ne auspicano di nuove ancor più violente, come il vecchio ufficiale che tiene banco al Lions Club (doppia ironia!):

«Lui era per aumentare i bombardamenti, per bombardare il Nord Vietnam fino a farlo tornare all'età della pietra, se non voleva sentire ragioni.»

Il romanzo inizia con un capitolo introduttivo in cui autore e narratore si fondo tra loro e vanno a spiegare come si è giunti alla stesura di questo volume sulla peculiare vita di Billy Pilgrim. La voce narrante fa diverse altre comparsate nel corso della narrazione, per darci ad intendere che il protagonista è stato un suo commilitone del quale lui racconta (o immagina?) la storia, da prima della partenza per la guerra fino alla sua morte. Una vita tutto sommato ordinaria -almeno per l'epoca- che l'autore rende unica dando a Billy la capacità di viaggiare nel tempo: in alcuni momenti il protagonista si addormenta oppure entra in trance e riprende coscienza in un altro momento della sua vita, avendo così la possibilità di conoscere gli eventi futuri o rivivere dettagliatamente il passato. A ciò si aggiunge niente meno che un rapimento da parte degli alieni di Tralfamadore, pianeta dall'atmosfera letale in cui Billy viene portato per essere esibito come un animale nello zoo.
Billy fa proprio il modo di pensare dei tralfamadoriani: per loro ogni evento è privo di significato perché -capaci di vedere la quarta dimensione del tempo- conoscono il destino dell'intero universo e ne capiscono l'ineluttabilità.

«È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre.»

Anche Vonnegut mette in pratica questa filosofia quando, parlando di un personaggio, ci racconta subito quale sarà la sua fine, sottintendendo l'unitarietà nel tempo dell'esistenza umana, oppure quando fa seguire ad ogni decesso l'espressione "Così va la vita", tipica di Tralfamadore.

«"Oggi anch'io, quando sento dire che è morto qualcuno, alzo le spalle e dico ciò che i tralfamadoriani dicono dei morti, e cioè: Così va la vita."»

Pur concentrandosi sulla vita di Billy, il libro vede come secondo protagonista il bombardamento alleato ai danni della città di Dresda; un attacco del quale non si parlava molto negli anni in cui Vonnegut pubblicò questo romanzo,

«A quell'epoca non era ancora diventato famoso, in America, quel bombardamento. [...] Non c'era stata molta pubblicità.»

e che ancor oggi non è troppo conosciuto, probabilmente perché non era atto a colpire delle strutture militari strategiche, bensì ha raso al suolo una città abitata quasi esclusivamente da civili impreparati. Si arriva al paradosso se si pensa che, per questo romanzo antimilitarista, l'autore fu praticamente etichettato come filo-nazista; di sicuro sarebbe stato per lui più comodo raccontare una versione unilaterale della Storia, con gli alleati dipintici come i salvatori incapaci di azioni negative.
A me invece Vonnegut piace proprio per le narrazioni sopra le righe ed anticonformiste, seppur con uno stile sempre immediato e semplice che a tratti diventa minimale, ma non perde un grammo della sua forza suggestiva. Come esempio tra i tanti vi riporto un breve estratto della scena in cui Billy, fatto prigioniero dai tedeschi, è rinchiuso sul treno che lo porterà in un campo di sterminio:

«Per le guardie che là fuori andavano su e giù, ogni vagone divenne un singolo organismo che mangiava e beveva ed evacuava attraverso le prese d'aria.»

Molto particolari sono anche le continue ripetizioni che creano dei collegamenti tra le diverse linee temporali, sia a livello emozionale che sensoriale: quando Billy è catturato dai tedeschi e portato dal Lussemburgo in Germania abbiamo questa descrizione,

«C'era un mucchio di cose da vedere: denti di drago, macchine letali, cadaveri coi piedi nudi blu e avorio.»

che si riverbera molte volte, come durante la notte delle nozze di sua figlia Barbara.

«Billy scese dal letto nella luce lunare. Si sentiva spettrale e luminoso, [...]. Si guardò i piedi nudi. Erano blu e avorio.»

È d'obbligo far presente anche che, pur essendo limitato e grosso modo di contorno, il cast vede la presenza di alcuni volti noti, almeno per coloro che hanno già affrontato la bibliografia di Vonnegut, come il veterano Eliot Rosewater da "Perle ai porci" e lo scrittore di fantascienza Kilgore Trout da "La colazione dei campioni". Il riferimento che ho più apprezzato è però la comparsa di Howard W. Campbell junior,

«[...] lo aveva scritto un ex americano che aveva fatto carriera nel ministero della Propaganda tedesco. Si chiamava Howard W. Campbell junior.»

che, oltre ad essere il protagonista di "Madre notte", sarebbe un eccellente seguace del fatalismo tralfamadoriano.

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