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La vendetta è servita
Talvolta immagino Simenon come un prestigiatore che riesce sempre a stupire i propri lettori con dei numeri straordinari. In questo caso lo stupore, il coniglio estratto dal cilindro, è rappresentato da questo piccolo capolavoro. Un libro in cui al di là della storia raccontata, emerge prepotentemente l’analisi introspettiva delle due protagoniste, due amiche fin dai tempi dell’infanzia, Sylvie e Marie.
La prima è ambiziosa, sfrontata, ossessionata dal successo e dal denaro, disposta a qualsiasi compromesso per raggiungere gli obiettivi che si prefigge e per riscattarsi socialmente, compresa la possibilità di sfruttare la propria avvenenza con gli uomini che incontra (“”Odio i poveri….Solo che non voglio restarlo”). Marie invece è innanzitutto sfortunata perché la natura non è stata generosa con lei e la gente pare infastidita dalla sua presenza (“Forse perché era brutta e strabica?........piccola di statura e grottesca con quel didietro sproporzionato e i vestiti da zitella”). Simenon dunque le presenta come due personalità complementari, che si completano a vicenda. Sylvie dominante e decisionista, programma la sua vita e quella dell’amica assegnando a Marie un ruolo da subalterna (“Quando sarò ricca ti prenderò come cameriera, e ogni mattina mi pettinerai”). Marie affetta da questo strabismo condizionante, fedele, remissiva, obbediente: segue come un’ombra Sylvie, ne risulta in qualche modo ossessionata. La osserva, la tempesta di domande soprattutto alla sera, prima di addormentarsi, giudica le sue azioni quotidiane.
Simenon divide idealmente il libro in tre parti, ambientandolo prima nella provincia francese, dove le due amiche lavoreranno come cameriere in una pensione per villeggianti, e infine a Parigi, la grande città, meta dei sogni e delle ambizioni, dove Sylvie potrà finalmente placare la propria sete di successo. Proprio in questo frangente Simenon dimostra la propria abilità di scrittore fuori dalle righe perché Parigi diventerà, si, la città del riscatto ma forse in modo inaspettato. L’autore nel raccontare il dipanarsi della vicenda mostra al lettore una progressiva inversione dei ruoli perché Sylvie, avrà bisogno della propria amica, ne diventerà in qualche modo dipendente. Ad un certo punto sarà quasi lecito domandarsi se i ruoli di dominante e subalterno non vengano progressivamente rovesciati e se quel gesto di pettinare i capelli, alla fine non nasconda invece un’evidente rivincita, una vendetta consumata a distanza di anni.
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