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Lo scarafaggio
 
Lo scarafaggio 2020-05-19 10:56:18 annamariabalzano43
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annamariabalzano43 Opinione inserita da annamariabalzano43    19 Mag, 2020
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Un pamphlet più che un romanzo.

Chi ha letto e conosce “A modest proposal for preventing the children of poor people from being a burthen to their parents or country” (Una modesta proposta per impedire che i bambini della gente povera siano un peso per i loro genitori o per il loro paese) che Jonathan Swift scrisse provocatoriamente nel 1729, come soluzione ai gravi problemi sociali ed economici dell’Irlanda sotto il dominio inglese, non stenterà a riconoscere la stessa vena satirica sferzante e impietosa in questa ultima breve opera di Ian McEwan, che può essere definita per le sue caratteristiche più un pamphlet che un romanzo. È d’altra parte lo stesso autore che nella sua postfazione confessa che le sue fonti di ispirazione sono state proprio le opere di Swift e “La metamorfosi” di Kafka.
Se infatti Swift proponeva come soluzione allo stato di drammatica povertà in cui versava il popolo irlandese di allevare i neonati della gente più misera fino al compimento di un anno di età , nutrendoli bene in modo da ingrassarli al punto giusto, e poi venderli come cibo prelibato per le tavole dei più ricchi, utilizzando al contempo la pelle per creare borse, scarpe, cinture ed altri articoli di una certa necessità, McEwan prende spunto da questa grottesca quanto macabra provocazione per creare il personaggio di Jim Sams, un Primo Ministro che altro non è che un ripugnante scarafaggio improvvisamente risvegliatosi in forma umana. Una trasformazione che bene si accorda con quella teoria dell’Inversionismo che Sams si impegna a far approvare dal Parlamento britannico per ovviare alla crisi socioeconomica in cui versa il paese. Un paradosso evidente se si considera che ogni cittadino dovrebbe pagare per le sue ore di lavoro piuttosto che essere retribuito, e nel contempo essere lui stesso ricompensato in denaro per le merci e i viveri acquistati. Un sistema propagandato con tutti i mezzi più populistici a disposizione dei politici politicanti, un sistema che avrebbe come scopo far girare il denaro e l’economia. Ed in questo è impegnato il partito conservatore di Sams che riesce a fare approvare l’Inversionismo, sia pure con una risicata maggioranza. È facile distinguere tra le righe un attacco alla Brexit, alla presa di distanza di McEwan da una decisione dovuta a una minoranza del Paese che costa assai cara alla Gran Bretagna. Approvato l’Inversionismo, Sams e il suo staff ritorneranno ad assumere le orrende spoglie originarie, destinati a strisciare come ogni blatta tra le immondizie e trovare rifugio negli angoli più remoti e putridi, rischiando ad ogni istante d’essere schiacciati e travolti.
Come sempre nella tradizione letteraria inglese non mancano momenti di comicità che rendono la satira più leggera. È certo che ancora una volta McEwan si afferma tra gli scrittori più quotati del Regno Unito, che raccoglie l’eredità del passato per adattarla al nostro tempo con intelligenza, originalità ed eleganza.

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