Dettagli Recensione
Il miglior Palahniuk
Secondo romanzo di Chuck Palahniuk.
La ricetta narrativa è la medesima del predecessore, rinnovata e riproposta per una storia nuova, inedita; lo stile è infatti inconfondibile, un marchio di fabbrica dell'autore: i ritornelli e i richiami riconducibili a un evocazione dei pensieri di Tender (il protagonista).
Ma, mentre Fight Club è diventato oggetto di culto con gli anni avvenire (grazie soprattutto al film uscito a qualche anno di distanza dal libro), questo Survivor, personalmente, l'ho trovato come un sequel ideologico del primo lavoro; con lo scorrere della lettura, è infatti possibile riscontrare diverse analogie tra i protagonisti di questo romanzo e di quello precedente. Il tutto è stato inserito in maniera intelligente e diversificata, inneggiandone una rivendicazione più che un omaggio.
Ordunque, tendo a ritenerlo, affettuosamente, come il next level, una specie di Fight Club 2.0. Perché, se nel primo romanzo osserviamo una critica al consumismo di massa, alla manipolazione e alla mercificazione intellettuale in uno sfondo prettamente nichilistico, qua otteniamo altresì una commedia nera, satirica, in cui il bersaglio non è più quella dell'uomo nato e cresciuto all'interno della società capitalista e gerarchica, ma quella di un uomo che è nato e cresciuto in una comunità che lo ha allevato per servire gli uomini del "mondo esterno".
Ne consegue che entrambi i protagonisti, dei rispettivi romanzi, compiano lo stesso percorso con lo stesso finale, con la diversificazione negli atti. Perché, nel primo, il protagonista è succube di una società profondamente materialista e quando questo raggiunge il suo apice, cerca nell'autodistruzione la fine concettuale della perfezione, staccandosi definitivamente da uno stile di vita narcisista e consumista che per tutta la sua esistenza lo ha ossessionato. Mentre, nel secondo, il protagonista è succube di una comunità religiosa che lo condiziona e controlla i suoi pensieri anche quando questa sembra essersi disgregata, e, divenuto celebre come l'unico sopravvissuto della setta, commette il processo inverso del precedente protagonista per diventare il leader di quella aberrante società che non si occupa di vendere merci, ma di comprare clienti fedeli di un esemplare modello di vita.Tanto che questo leader diventerà completamente dipendente dagli esempi canonici; non potrà fare a meno di impersonare il successo, e stare lontano dai riflettori gli creerà un intollerabile astinenza.
Infatti, la storia prende inevitabilmente una piega satirica, dedita a distruggere e a prendersi gioco di quelli che oggi chiamiamo comunemente "influencer", e indicandoli come burattini comprati e lanciati sul mercato per dirottare l'opinione pubblica da dietro il sipario di un teatro stracolmo. E, raggiunto questo apice, il protagonista, come quello precedente, prenderà anche lui la via per allontanarsi da questo mondo.
In conclusione, ci sono molte analogie tra Survivor e Fight Club, quasi legate tra loro da un filo conduttore invisibile ma percettibile. E la maestria di Palahniuk risiede nel rinnovarle e rivendicarle, con una nuova storia inedita e senza ripetersi, senza banalizzare o scadere nel populismo.
Indicazioni utili
Orwell
Welsh
Bukowski