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Sulla strada
 
Sulla strada 2020-05-15 10:18:59 Mian88
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    15 Mag, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Strade

«Ma allora danzavano lungo le strade leggeri come piume, e io arrancavo loro appresso come ho fatto tutta la mia vita con la gente che m’interessa, perché per me l’unica gente possibile sono i pazzi, quelli che sono pazzi di vita, pazzi per parlare, pazzi per essere salvati, vogliosi di ogni cosa allo stesso tempo, quelli che mai sbadigliano o dicono un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano come favolosi fuochi artificiali colo giallo che esplodono come ragni traverso le stelle e nel mezzo si vede la luce azzurra dello scoppio centrale e tutti fanno “Ooohhh!”»

Oggetto centrale dell’opera di Kerouac è il viaggio come fuga dalla quotidianità e da quella freneticità febbrile che caratterizza sempre più le nostre esistenze. Protagonista dell’opera, nonché portavoce della cd. “Beat generation” in perfetta contrapposizione con la cd. “Lost generation” propria di Hemingway e Fitzgerard, non è altro che Dean Moriarty, giovane dissoluto che attraversa da una costa all’altra l’America con una vasta molteplicità di coprotagonisti che si intervallano nell’arco della narrazione. Elemento costante in questa è dato da questa volontà di dissoluzione che si manifesta in una voglia continua di dimenticare la realtà per mezzo di serate e nottate in libertà da pensieri e responsabilità e in compagnia di avvenenti donne, sogni, illusioni, whisky, sigarette e marijuana per poi risvegliarsi al mattino con un incessante senso di inutilità. In questa ottica il viaggio da modalità di fuga dal lavoro e dall’esistenza vissuta, diventa la vita vera e finisce con l’assumere i connotati della non omologazione a quella società americana da cui gli eroi delineati rifuggono.
Tuttavia, per quanti meriti contenutivi possano essere riconosciuti all’opera, devo riconoscere di non esserne rimasta particolarmente colpita e di non essere riuscita a farmi travolgere da questa generazione che ho vissuto come molto lontana dalla mia prospettiva e dagli insegnamenti ricevuti. Ho trovato i protagonisti grotteschi, alla ricerca della “strada più facile” per la risoluzione dei problemi, alla ricerca di un qualcosa di spasmodico ma ignoto perfino a loro stessi e ho trovato forzata questa voglia di evasione basata sul trinomio alcol, sesso e sostanze stupefacenti. Ciò perché le voci presentate sono emblema di una generazione di uomini e donne eterni bambini e per questo totalmente refrattari all’assumersi qualsivoglia responsabilità. Una beat-itudine che lascia qualche perplessità.
Al tutto si somma uno stile narrativo caotico, poco evocativo, ridondante, scarno e caratterizzato da un alternarsi di periodo brevi ad altrettanti avvalorati da espressioni comuni del parlato che finiscono con il rendere disomogenea la narrazione e farraginosa la lettura.
Un elaborato che divide e che riesce a convincere soltanto in parte.

«Qual è la tua strada amico?... la strada del santo, la strada del pazzo, la strada dell'arcobaleno, la strada dell'imbecille, qualsiasi strada. È una strada in tutte le direzioni per tutti gli uomini in tutti i modi.»

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Io non sono riuscito a finirlo. Ma ci riproverò...
"Sulla strada", ad essere sinceri, non è invecchiato bene, come d'altronde Jack Kerouac. Però bisogna riconoscergli il merito, oltre che di avere influenzato all'epoca una generazione, anche di avere lasciato dietro di sé degli epigoni. L'ultimo di essi, Vinicio Capossela, che oltre ad essere un grandissimo musicista è anche un grande poeta e scrittore (dovremo fare tutti, io per primo, un enorme mea culpa per non averlo ancora recensito su QLibri), ha scritto una interessantissima orazione in "Non si muore tutte le mattine", dove si domanda con nostalgia e amaro disincanto "Cosa ha ucciso Jack Kerouac?". Perchè chi "ha amato tutto, la terra dolente, il sole e il ferro, il segreto e l'esposto, la tenebra e la luce, il caldo e l'asfissia dei covi della musica" si "è ridotto a morire bevendo birra e scotch davanti alla televisione". "Allora, quand'è, vecchio... quand'è che cominciano a pesare i passi? [...] Quando quattro passi per strada diventano più di quanto uno possa sopportare? Perchè voglio trovarmi lontano allora. Guidare nella notte e trovarmi ancora sulla strada dove il nostro andare, così come divide, unisce."
Ciao Maria, non mi ha mai attratto questo libro e la tua recensione mi conferma il mio pregiudizio, non credo che sia nelle mie corde.
Avevo grandi aspettative per questo libro, del tutto disattese. La tua recensione non fa che avvalorare la mia precedente impressione.
È ripetitivo all'inverosimile, i personaggi in certi casi sembrano artificiosi, da manicomio, e non basta la loro appartenenza alla cosiddetta "Beat Generation" a dargli un tocco di autenticità.
Peccato...
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Mian88
19 Mag, 2020
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Purtroppo non mi ha conquistata. Ho davvero faticato a finirlo, l'ho interrotto, ripreso, rinterrotto e ripreso. Una gran fatica. :-(
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Mian88
19 Mag, 2020
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Grazie Molly, purtroppo è un libro che ho trovato molto distante da me. Ho faticato davvero tanto.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
19 Mag, 2020
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Mi trovi completamente d'accordo Valerio. Completamente.
In risposta ad un precedente commento
Mian88
19 Mag, 2020
Ultimo aggiornamento:
19 Mag, 2020
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Di Capossela ho letto soltanto un libro di cui ho un ricordo molto annebbiato. Prendo nota però, grazie Giulio :-)
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