Dettagli Recensione
Ho qualcosa che non va?
Delitto e castigo è il mio primo approccio con la letteratura classica russa.
Non abbiatene a male per ciò che sto per scrivere.
Delitto e castigo come, tutti i lettori sanno, è un precursore del genere poliziesco, ovvero un viaggio nella mente dell’assassino.
Viaggio condotto dall’assassino stesso che ripercorre la sua azione spregevole.
Il movente della sua azione era a quei tempi “giustificabile” per colpa della miseria che attanagliava molte persone.
Come in tutte le situazioni difficili, c’era anche chi se ne poteva approfittare come ad esempio gli strozzini.
Si possono avere pareri contrastanti su questo libro? Io credo di sì.
Il bene e il male non sono due cose distinte e scisse ma legate l’una dall’altra in questo libro, Delitto e Castigo.
Avendo già premesso la mia inesperienza e non sapendo nulla di cultura russa, condivido con voi le mie difficoltà con la lettura:
Il protagonista che all’inizio credevo si chiamasse Raskolnikov, assume anche altri nomi, almeno altri quattro!
Capite che a me, inesperta, questa cosa abbia causato qualche difficoltà nella lettura scorrevole.
Ci sono parti del libro in cui non sono riuscita ad entrare pienamente, credo perché si ispezionava talmente la psiche del protagonista che a volte mi perdevo dentro i suoi pensieri e dovevo crearne di miei.
Ho capito però la forza di questo libro in un sogno di Raskolnikov, quello di quando era bambino e vedeva davanti a lui la scena della cavalla uccisa a stangate:
“E Mikolka brandisce di nuovo la stanga, e un secondo colpo, assestato con violenza, piomba sul dorso della sventurata rozza, che S’accascia con tutta la groppa, ma sobbalza e tira, tira con le ultime forze che le sono rimaste in varie direzioni per smuovere il carro; ma da tutte le parti si vedeva fruste, e la stanga S’innalza daccapo e ricade per la terza volta, per la quarta volta, spietatamente. Mikolka è furioso di non poterla uccidere con un sol colpo.”
È stata una scena straziante che devo dire mi ha fatto quasi piangere. E io ho la pelle dura.
Raskolnikov rimarrà per sempre uno dei più grandi personaggi della letteratura, poiché c’e premeditazione, c’è il delitto, (i delitti) c’è un grandissimo senso di colpa, la descrizione fine del tormento del protagonista e c’è infine la resurrezione, la redenzione, ottenuta: pagare con il castigo il crimine commesso. La parte che ho preferito infatti è stata questa, l’ultimo capito e l’epilogo.
Nel romanzo si evince moltissimo il valore della famiglia, madre Pulcherija Raskolvikova e la sorella, Dunjetscka devote a quest’uomo e viceversa.
Mi è personalmente piaciuto il valore dell’amicizia, ovvero quello di Razumichin nei confronti del protagonista.
E’ l’amore, quello che il protagonista respinge con tutte le sue forze, quello di Sofia Semjonovna per lui, che riapre le speranze:
“Li aveva resuscitati l’amore, innumerevoli fonti vivificatrici erano nel cuore di Rodion per il cuore di Sonja.”
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Commenti
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Secondo me è ostico anche lo stile di Dostoevskij, prova invece con Tolstoj e Cechov: non farti spaventare dalla mole dei romanzi di Tolstoj, sono molto più piacevoli da leggere (mia modestissima opinione).
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