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Macchine come me
 
Macchine come me 2020-05-11 07:03:21 Almaier
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Almaier Opinione inserita da Almaier    11 Mag, 2020
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Un nuovo punto di riferimento

Partiamo dalla trama, così riassumibile: Charlie, un quarantenne appassionato di informatica e scommesse in borsa, sceglie di investire una somma ricevuta in eredità, anziché in un’auto o in un appartamento, acquistando un androide. Tutto qui? Certo che no.

La presentazione del nuovo romanzo dello scrittore londinese, nel sito della casa editrice Einaudi, conteneva molto di quanto mi servisse per comprendere che tutto il tempo passato a “non” acquistare il libro sarebbe stato tempo speso male. Ho trovato infatti strepitose le premesse che introducevano questo romanzo. La firma di un autore prestigioso era solo la più banale tra queste. Ben più attrattivo il riferimento ad “un altro 1982”, così come l’estratto di una recensione apparsa su The New Yorker, laddove si parla di “un dramma domestico retrofuturista” e di un “monito intenso su temi quali intelligenza artificiale, consenso, giustizia”. La sequenza logica di questi tre aspetti (intelligenza artificiale, consenso, giustizia) non è casuale. Nella prima fase della lettura, infatti, è facile appassionarsi alla grande maestria con cui l’autore fa interagire gli essere umani e l’androide Adam. Ci sono dei passaggi meravigliosi, che non voglio svelare, da questo punto di vista. Mano a mano che si prosegue, tuttavia, prendendo le mosse da quello che si rivela essere un vero e proprio giallo sullo sfondo, l’autore riesce in modo del tutto sorprendente ed affascinante a trasformare la riflessione, a salire al piano etico e morale superiore mettendo al centro di tutto, soprattutto nella parte finale, la necessità per i viventi di trovare nel consenso una ragione per vivere, ed il tema della giustizia. Finisce così per trasformarsi in un romanzo sulla verità, con la V maiuscola, potenziale valore unico e supremo, nel bene e nel male. Dopo aver terminato il romanzo, ho meditato per ore su come Mc Ewan sia riuscito a seguire una traiettoria così appassionante attraverso una narrazione quasi familiare, con pochissimi protagonisti e un’ambientazione domestica, riconducibile essenzialmente all’appartamento di Charlie, uno dei protagonisti. Vi è anche , esplicita e più volte rimarcata, un’ infatuazione dello scrittore verso Alan Turing. In qualche momento, mi è sembrata l’unica nota stonata del libro, perché la voce dello scrittore troppo spesso finisce per sopraffare il racconto al fine di tributare il grande matematico inglese. Per il resto, è probabile che le influenze di Blade Runner, Frankenstein e diversi altri capisaldi del nostro immaginario letterario e cinematografico si faranno sentire, tuttavia sono convinto che da oggi chiunque vorrà cimentarsi con questi temi dovrà necessariamente fare i conti anche con questo libro, che diverrà un ulteriore punto di riferimento del genere. Del resto, l’autorevole Antonio D’Orrico, nel recensirlo si rammarica che a Mc Ewan non sia stato ancora conferito il Premio Nobel. Sull’onda emotiva di questa lettura, difficile dargli torto.

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Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
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