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Le scarpe rosse
 
Le scarpe rosse 2020-05-05 09:28:30 La Lettrice Raffinata
Voto medio 
 
2.3
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    05 Mag, 2020
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Recensione gentilmente offerta dalla casa

Dopo aver quasi plagiato "Notre-Dame de Paris" in "Chocolat", la cara Joanne Harris ci delizia ancora con le avventure di Vianne Rocher nel seguito "Le scarpe rosse" che va invece a scomodare il povero Stendhal, soprattutto per la presenza del più inutile e tedioso triangolo amoroso degli ultimi anni.
La storia si sposta per l'occasione in un quartiere alla periferia di Parigi, luogo molto influenzato dalla quotidianità moderna e quindi quanto mai inadatto per un romanzo di realismo magico; sono passati quattro anni e Vianne, dopo aver cambiato identità, tiene un profilo il più possibile discreto ed ha rinunciato alle vecchie magie. A sconvolgere la sua precaria tranquillità è Zozie de l'Alba, un'altra strega decisamente più estroversa e ambiziosa che si insinuerà pian piano nella vita sua, delle figlie e della piccola cerchia di clienti ed amici.
A differenza del primo volume, qui seguiamo anche il POV di Anouk (per l'occasione ribattezzata Annie), oltre a quelli di Vianne e Zozie, e in tutti e tre i casi i personaggi tengono un registro narrativo a dir poco creativo, alternando momenti in cui sembrano scrivere un diario, altri in cui si rivolgono direttamente al lettore ed altri ancora in cui parlano tra di loro. Nella parte di Anouk l'autrice tenta di immedesimarsi nella mentalità di una ragazzina, sfruttando unicamente degli stereotipi collaudati ed usando ogni due per tre la parola "okay", che secondo lei dovrebbe dare l'idea del lessico giovanile. Zozie sarebbe il personaggio più interessante, peccato che le sue motivazioni rimangano poco chiare e prive di credibilità fino alla fine. Vianne poi non capisco davvero come possa ambire al ruolo di protagonista, vista la sua inattività per buona parte del volume, senza dimenticare i suoi piagnistei per il sacrificio di dover sposare un uomo che non ama... senza pensare però alla crudeltà con cui sta ingannando lui!
In generale, la morale in questo romanzo è alquanto aleatoria; lo si vede nel rapimento di Vianne da bambina o nella sua decisione monolaterale di crescere da sola Rosette. Tutto questo contrasta direttamente con gli avvenimenti di "Chocolat", dove lei non sembrava per nulla innamorata di Roux, che anzi era evidentemente interessato a Josephine (tra l'altro, che fine ha fatto Josephine?).
Nemmeno l'edizione Garzanti ha migliorato la situazione: vista la presenza di molti termini e frasi francesi nel testo, a mio parere avrebbero dovuto includere delle note esplicative, perché così il volume non risulta del tutto comprensibile.

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Commenti

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Ho letto tutta la trilogia. Chocolat mi è piaciuto di più. Volevo leggere 'Cinque quarti d' arancia' della stessa autrice. Lo hai letto?
Della Harris ho letto solo questi due titoli, e ho preferito nettamente "Chocolat"; sicuramente terminerò la trilogia, anche se non sono particolamente colpita da come sta proseguendo: poteva rimanere uno stand alone e adesso mi pare siamo arrivati a quattro libri!
Motivo per cui evito le saghe! Ma all'epoca ero incuriosita dalla Harris
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