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Il danno
 
Il danno 2020-05-02 18:26:46 68
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68 Opinione inserita da 68    02 Mag, 2020
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Desiderio inconcludente

Che cosa è il danno, oltre quello subito che trasforma il danneggiato in un soggetto pericoloso con la certezza di potere sopravvivere? E perché un giorno, d’ improvviso, un uomo politico cinquantenne, distinto, accurato, competente, affidabile, un buon padre, un buon marito ed un buon figlio, dovrebbe cedere ad una passione che sente inarrestabile, inevitabile, inarrivabile, ad un uragano sensoriale di dipendenza, destinato alla tragedia, ad una sparizione da quel mondo che ci si era creato, ad una agonia di solitudine e sofferenza?
Certo, ci si potrebbe appellare all’ inevitabile, vittime di una vita privilegiata e noiosa, di una normale passività, dell’ abile arte della dissimulazione, semplicemente dell’incalcolabile potere del desiderio, o presunto tale, di un obnubilamento protratto, dell’ imprevedibilità di una passione da sempre sopita in una vita costruita sull’ apparenza.
Ed i propri affetti, il senso della famiglia, la coscienza di se’, la forza dei sentimenti, che cosa sospinge e distrugge tutto il resto in un vortice di amore e morte? E chi è Anna, una musa ispiratrice, una donna danneggiata, una vittima, un’ abile manipolatrice, colei che insegue i propri istinti abbandonandosi a flussi emozionali, un semplice oggetto del desiderio?
Nessuna risposta tra le pagine del romanzo, molteplici dubbi, quesiti inevasi, protagonisti estrapolati ed estraniati dalla realtà, svuotati di passato e presente, indotti e condotti verso un futuro inevitabilmente già scritto.
Ed allora l’idea iniziale ci parla di paesaggio interiore e geografia dell’ anima, domandandosi quale vita si sta vivendo e a chi effettivamente appartiene, chi sono i nostri figli, la proiezione dei nostri desideri o un semplice gioco d’ azzardo, a nostra volta figli assoggettati alla volontà’ di un padre burbero, ignari di quella passione che accompagna la vita e l’arte.
Anna e’ lo specchio di se’, un viaggio cosciente e programmato verso la propria ed altrui distruzione, l’ unica verità che conta davvero. Con lei non si parla di futuro e nemmeno di presente, è sospensione o solo cupa dissolvenza, ed il senso e’ racchiuso in quel mentre, in un’ unica dimensione.
Il dopo ci rammenta che si ama la vita più dell’amore più sacro, avvolti nella propria crudeltà e nel desiderio di sopravvivere e che è impossibile raggiungere la verità di una esistenza.
Nuovi matrimoni, nuove vite, nuovi amori allontaneranno dall’ accaduto ma ancora ci intrappoleranno nel problema inevaso, irrimediabilmente feriti, affranti da un dolore che lentamente si stanca e si addormenta, ma che non muore mai.
Un romanzo claustrofobico e senza sbocco, se non nella riflessione di una vita abortita e nell’ amara constatazione di una distruzione famigliare. Due opposti complementari, una donna danneggiata e perciò pericolosa, un uomo quietamente infelice, ciascuno possiede ciò che l’ altro non ha, in un duplice viaggio estremizzato di ragione ( poca ) e sentimento ( molto ), desiderio e volontà, destino e morte, una tempesta dei sensi senza possibilità di ritorno.

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