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Dissolvenza
Una famiglia americana degli anni’ 80 in cui tutto pare terribilmente difficile, complicato, indifferente, una famiglia che propone segreti che poi ritratta, genitori e figli appartenenti a generazioni diverse, con una diversa idea di peccato e vite distanti.
Il matrimonio di Nat e Louise non funziona da tempo, sfumato nell’ indifferenza di un amore al capolinea, vissuto come una dittatura, invischiato nella certezza acquisita del tradimento di lui, sfibrato dall’ idea di malattia che dopo vent’ anni continua ad occupare la psiche ed il corpo di lei.
Ed allora quale il senso di una sorte siffatta, adagiandosi sulla polvere di un tempo trascorso nella stessa casa che di anno in anno sembra diventare sempre più sfuggente ed una parte della loro storia.
Cosa non ha funzionato, incompatibilità caratteriali, egoismi protratti, cecità assoluta, opposte visioni del mondo?
Di certo Danny e April sono stati due figli complicati, accomunati da una omosessualità dichiarata, tollerata ma mai appoggiata. I due considerano individualmente la propria affettività, Danny vive con Walter, due avvocati arricchiti e socialmente inseriti che all’ interno della propria stabilità relazionale nascondono lo squallore di un tradimento virtuale a distanza, April è una cantante acclamata investita dai cocci relazionali, una femminista plasmata dalla durezza caratteriale e profondamente sola, una giovane donna che si sente poco amata.
I due fratelli si cercano, si lasciano, si riprendono, accomunati da un passato a tratti condiviso e da una essenza di fondo.
L’ inizio di questa dissolvenza e’ ristretto all’ ambito famigliare e sembra possedere un nome, Louise, una madre ed una donna con segreti celati, immersa nel desiderio di una altra vita e che da vent’anni convive con l’ illusoria e paralizzante idea del cancro, una malattia trasferitasi in casa loro, che vive con loro, siede con loro, e che si è fatta ordinaria, instillando una linea divisoria, un prima e un dopo.
Anche Nat ha la sua dose di colpa, un uomo solo senza grandi qualità oltre la propria materia d’ insegnamento ( l’ informatica ), che possiede un’ anima da guardiano ed un’ amante, di fatto occupato e preoccupato nel mantenere la propria routine.
Ci sarà un poi di nuovo calato in una malattia, questa volta vera, una resa dei conti che pare aprire ai veri sentimenti, quando un altro giorno di vita sarà qualcosa di cui essere felici, con il dubbio di un’ ansia da quietare dietro rassicurazioni apparenti.
Si affronteranno argomenti e verità sconosciute, o sottaciute, si accuserà l’ insensibilità altrui o solo la propria assenza, sprovvisti di qualcosa, senza un passato condiviso e lontani da una intimità vera, un improvviso e nuovo apparato famigliare a compensare il vuoto di una perdita, un equilibrio non sgradevole ne’ strano, solo più facile.
Ecco il primo Leavitt, quello di “ Ballo di famiglia “, che affronta temi a lui cari con indubbia qualità e profondità, di ragione e sentimento, personaggi veri, reali, credibili, molto ben delineati ( in particolare la figura di Louise ) che esprimono il proprio tempo, quell’ universo relazionale in grado di sorreggere e legittimare l’ intero impianto narrativo.
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Da come dici nella tua bella recensione, questo testo ha un po' l'impronta del primo. Pertanto al momento lascio.