Dettagli Recensione
Momenti lucciola
Secondo capitolo della Trilogia di Bois Sauvage, animato da personaggi e da una storia completamente nuovi e diversi rispetto al precedente “Salvare le ossa”.
La narrazione alterna il punto di vista di Jojo, ragazzino di tredici anni, di Leonie, sua madre, e di Richie, e lascio scoprire al potenziale futuro lettore chi esso sia.
Siamo di nuovo a Bois Sauvage, Jojo vive con i nonni materni, che per lui costituiscono le vere figure genitoriali. La madre Leonie, infatti, molto giovane, molto presa dal legame intenso e burrascoso con il suo compagno, molto dipendente da droghe, sembra essere completamente priva di istinto materno. Si dimentica e si disinteressa di curare ed accudire i propri figli, ma soffre quando questi ultimi non la considerano come una vera e propria madre.
I nonni di Jojo invece sono molto accoglienti e protettivi e riescono a dare ai figli di Leonie il calore e la protezione di una famiglia, ma un grande dolore si sta abbattendo anche su di loro: la nonna è ormai da qualche tempo gravemente malata, ha un tumore e non le resta molto tempo ancora da vivere.
Jojo è a sua volta il punto di riferimento per la sua sorellina più piccola, Kayla, per la quale sopperisce alle cure e all’affetto mancanti da parte della madre.
Il padre di Jojo, Michael, è un bianco e all’inizio del romanzo si trova in carcere. Buona parte della narrazione è infatti costituita dal viaggio “on the road” fatto da Leonie, i suoi figli e un’amica per andare a prenderlo dalla prigione e riportarlo a casa.
Rispetto al precedente romanzo qui la penna di Jesmyn Ward è meno lirica, più colloquiale ed immediata. Emerge con più risalto il tema del razzismo e allo stesso tempo l’autrice si apre anche a elementi spirituali che diventano facilmente sovrannaturali e magici.
In conclusione, un romanzo che può senza dubbio essere annoverato nella “Letteratura d’autore”, maliconico ed appassionato allo stesso tempo.
“La sera, quand’ero sdraiato sulla mia branda e River mi puliva le ferite, quei momenti brillavano intorno a me come lucciole nel buio. Io li prendevo tra le mani e prima di ingoiarli li trattenevo per un attimo, una manciata di luce dorata.”
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