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Il sale della terra
 
Il sale della terra 2020-04-30 13:34:36 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    30 Aprile, 2020
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"También de este lado hay suenos"

«Luca ha la sensazione che, se girasse la testa, se dovesse punzecchiare la bolla di quell’incubo con il dito, scatenerebbe un torrente così impetuoso che verrebbe trascinato via per sempre. Così sta attento a rimanere quasi immobile. […] L’unica cosa buona del terrore, ormai Lydia l’ha capito, è che è più immediato del dolore. Sa che presto dovrà fare i conti con quello che è successo, ma per ora il pensiero del rischio che corrono serve ad anestetizzarla dalla peggiore delle angosce. Si sporge dal balcone e controlla la strada. Si dice che non c’è nessuno. Si dice che sono al sicuro.»

Il suo nome è Lydia e vive ad Acapulco dove gestisce la sua libreria, cresce il piccolo Luca di otto anni e vive felice con il marito Sebastiàn, giornalista specializzato nel narcotraffico. Perché da qualche anno la perla del Pacifico con la sua spiaggia finissima, il mare cristallino e le palme accarezzate dalla brezza ha mutato il suo volto essendosi insinuata nella quotidianità una radicata e inarrestabile criminalità. Quest’ultima è pronta a tutto pur di affermare il proprio comando, pur di imporre la propria egemonia. Quello dei Los Jardineros è un cartello giovane, ma molto forte. Non teme rimostranze, non ha scrupoli. Che si tratti di bambini, donne, uomini, anziani, non vi è differenza. Che siano necessarie teste amputate, dita mozzate, incendi dolosi, non fa differenza. Tutto ruota attorno ad un unico fine che verrà realizzato a qualsiasi costo; il potere. A capitanare questa novizia attività criminale vi è un uomo dal grande acume e dal fascino irresistibile, Javier. Con i suoi pensieri, con la sua passione per la letteratura, con i suoi modi eleganti, non fatica a subentrare nella vita degli abitanti della città, non fatica a farsi amica Lydia. Lydia che non sospetta, Lydia che si fida, Lydia che vede il suo lato buono e umano per poi scoprire quello demoniaco e mostruoso che va a distruggere quel delicato vaso di cristallo. La necessità della verità, la voglia di farla emergere del marito, di smascherare il mostro, il passo falso. La carneficina. Una famiglia spezzata durante una Quinceañera; madre e figlio, gli unici sopravvissuti, per puro caso, alla ferocia. Perché per quanto la reazione del boss fosse stata preventivata e anticipata, un terzo evento non connesso e imprevedibile ne ha scatenato la follia, ha portato alla necessità di una vendetta inarrestabile e improcrastinabile. Ma questo Lydia non lo sa ancora. Lydia, non può nemmeno immaginarlo. Lei e Luca adesso devono scappare, via, verso il Norte, via verso quell’unica possibilità di salvezza che hanno. Perché tutti ad Acapulco sono corrotti, tutti. Poliziotti, giornalisti, uomini e donne comuni, tutti. Il nemico è ovunque, il pericolo li circonda. Avrà inizio da qui la fuga di una madre e di un figlio di appena otto anni dall’intelligenza fuori dal comune, avrà inizio da qui il viaggio della speranza che li vedrà accompagnati da tanti altri migrantes che come loro cercano la possibilità di una vita, non tanto migliore, quanto di una vita. Perché tra criminali, membri di bande, pentiti, stupratori, assassini, vi sono persone che cercano di fuggire dall’orrore, che cercano di scappare dalla delinquenza che li circonda, dal male che sembra essere ovunque e che sembra essere sempre in agguato per sopraffarli, per divorarne le carni e le anime. In questo viaggio che li vedrà abbracciare scelte impensabili, rischiare quell’esistenza che già di per sé è condannata in atti apparentemente scellerati ma di fatto l’unica possibilità di salvezza, i due protagonisti principali conosceranno le sorelle Soledad e Rebeca, conosceranno Beto, conosceranno El coyote, tanti volti di storie di vita tra loro distanti, eppure, tutte accomunate dalla sofferenza. Perché ciascuna di queste voci ha un passato da lasciarsi alle spalle, ha subito una o più violenze, ha subito una o più perdite, ha subito uno o più soprusi, ha subito. Subito, voce del verbo subire. Subito. E quando non hai più niente da perdere e non ti resta altro che quella vita a cui sei disperatamente aggrappato da proteggere, allora sì che puoi davvero provarci. Ed è questo che fanno queste voci, ci provano. Andando incontro al pericolo, rischiando di essere prese, rischiando di essere deportati nel caso di non messicani, rischiando di finire in mano alla migra, rischiando di finire in mano ai cartelli, rischiando di non arrivare vivi a quel norte per quella rotta del Pacifico che tutti hanno indicato quale essere la più sicura.

«Quando si rialza dal marciapiede, è già il fantasma di se stessa. Forse, nel profondo di lei, c’è ancora uno stoppino che brucia piano, lasciato dalla fiamma che era un tempo, ma Soledad non può sentirlo. Apre la porta dell’appartamento, e scende.»

Jeanine Cummins ci dona un libro che con la sua storia ci mostra un mondo che non conosciamo se non per nome o per fama. Ci rende partecipi del dolore, ci rende partecipi del viaggio della speranza. Ci invita a soffermare la nostra attenzione su una tematica attualissima, fortemente discussa e ancora oggi contestata, ci invita a far della nostra empatia l’abito con il quale imprimere sulla pelle, per mezzo delle parole, una realtà. E con questo, ella riesce nel suo intento. Ci propone un libro dalla penna fluida, dalle voci vivide e dal mordente costante, un elaborato che è un continuo di colpi di scena, di colpi al cuore, di riflessione costante. Un libro che scuote, un libro che quando giunge al termine, resta.

«E adesso la paralisi dell’empatia tocca a Lydia. Quell’emozione profonda la sorprende: come può esserle rimasto del dolore da riservare agli altri, al nipote assassinato di Paola? Eppure eccola lì, l’angoscia che le svuota le ossa, la disperazione per un bellissimo ragazzo che lei non ha mai conosciuto. Per gli innumerevoli lutti di tutti quei ragazzi rubati, che si estendono da una famiglia all’altra come uno dei giochi di Luca, quello in cui bisogna unire i puntini. È così grande, la sofferenza. È esponenziale. Ogni morte violenta si amplifica di cento volte, di mille volte. Tutti in questa banca conoscono una porzione piccola o grande di quel dolore. Tutti a Nogales. Tutti coloro che vivono in un posto suddiviso in plazas e governato da uomini come Javier. A che scopo?»

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Commenti

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Commento bellissimo, Maria. Devo confessarti, da notizie frammentate raccolte qua e là, mi era sembrata una rivisitazione, l'ennesima, dei cartelli colombiani e delle imprese di Pablo Escobar. Poi ho letto questa tua e...filo a procurarmelo, è tutt'altra cosa, mi sa. Grazie, Maria.
Complimenti Maria, una recensione bellissima per un libro, vista la tua valutazione, da leggere assolutamente.
Fede
In risposta ad un precedente commento
Mian88
01 Mag, 2020
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Un'assonanza con i cartelli colombiani forse può esserci ma approfondisce altri aspetti molto interessanti ed è anche molto attuale. Spero ti piaccia :-)
In risposta ad un precedente commento
Mian88
01 Mag, 2020
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Fede grazie di cuore per le tue parole. E' un libro che fa riflettere per tante ragioni, merita.
Bellissima recensione Maria, complimenti. Ho già segnato il titolo ;-)
Mi unisco ai complimenti! Dalla tua bellissima presentazione capisco l'alta qualità di questo testo, anche se mi par di percepire molta sofferenza, non so se in questo momento fa per me. Segno, intanto.
Grazie mille, Manu
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