Dettagli Recensione
Era proprio necessario?
Come ormai tutti sappiamo, Harper Lee, autrice del celeberrimo e splendido "Il buio oltre la siepe", iniziò la sua carriera letteraria scrivendo un altro romanzo: "Va’, metti una sentinella", che raccontava le vicende della ventiseienne Scout Finch. Su consiglio di Truman Capote, che leggeva i suoi scritti, preferì poi modificare il progetto e scrisse "Il buio oltre la siepe", con la stessa protagonista più giovane di vent’anni. "Va’, metti una sentinella" è stato dimenticato per decenni, fino al 2015, quando viene improvvisamente pubblicato. La versione ufficiale è che il manoscritto sia stato rinvenuto "per caso" in una cassetta di sicurezza dall’avvocato di Harper Lee e pubblicato con il benestare dell’autrice, che nel 2015 ha ben 89 anni e muore l’anno successivo. Dopo la perplessa lettura di questo romanzo, tuttavia, si fa strada nella mente un’altra possibilità e cioè che tale obbrobrio sia stato tirato fuori dagli eredi della scrittrice, i quali, approfittando della sua tarda età, hanno preso una decisione nel nome del denaro che probabilmente Harper Lee non avrebbe mai preso in autonomia e nel pieno possesso delle sue facoltà mentali. O almeno, voglio sperare che non l’avrebbe mai presa.
Definire "Va’, metti una sentinella" il sequel del "Buio oltre la siepe" è un’autentica offesa a quello che per stile, personaggi e valori trasmessi può essere considerato uno dei migliori romanzi del Novecento. Sciatto, noioso, privo di qualsiasi avvenimento degno di essere definito tale, zeppo di dialoghi spesso oscuri, quasi sempre snervanti e inconcludenti, e allusioni a fatti mai ben chiariti, come la questione dell’Anpg, continuamente tirata in ballo senza mai offrire una spiegazione compiuta degli eventi. Molto, troppo è lasciato all’intuito di chi legge e alle conoscenze già possedute sul clima politico, economico e sociale degli Stati Uniti negli anni Cinquanta. La stessa Scout adulta è deludente, forzata, petulante, lontana anni luce dalla bambina vivace e divertente che ricordiamo.
Molte persone non hanno apprezzato, e a ragione, la dolorosa snaturazione del personaggio di Atticus Finch, che da paladino della giustizia si trasforma in un seguace del Klu Klux Klan. È comprensibile che il lettore appassionato si senta tradito davanti a una simile involuzione di una figura tanto amata, anche se bisognerebbe ricordare che "Va’, metti una sentinella", pur essendo un sequel, è nato prima del "Buio oltre la siepe" e insieme a esso è nato per primo anche questo Atticus oscuro ed enigmatico che non ha quasi più nulla della figura paterna ideale di cui era diventato il vero e proprio emblema. Il problema maggiore, tuttavia, non è tanto il cambiamento di Atticus, quanto piuttosto la mancanza di una solida spiegazione di tale cambiamento, e il semplice timore che la popolazione nera sia impreparata socialmente e culturalmente a sostenere l’incremento dei propri diritti e doveri e vada di conseguenza "bloccata" a uno stato di infanzia perenne non è molto convincente. Il vecchio Atticus non si fermava davanti a nessun ostacolo se sapeva che era giusto scavalcarlo e non si riesce davvero a capire nel profondo perché abbia improvvisamente deciso che questo ostacolo, stavolta, era troppo alto per lui.
Forse perfino la terribile trasformazione di Atticus avrebbe potuto essere accettabile o quanto meno comprensibile se il contesto e le motivazioni fossero state sviluppate di più. Al di là di ogni difetto e mancanza, "Va’, metti una sentinella" ha un problema di base ed è la sua sostanziale incompiutezza: si avverte a ogni pagina che non si tratta di un romanzo rifinito, completo e curato in ogni sua parte e in fondo se la scrittrice aveva deciso di chiuderlo in un cassetto per più di cinquant’anni un motivo c’era. Tutto sommato, sarebbe stato più saggio, da parte dell’intraprendente avvocato di Harper Lee, lasciare il manoscritto dov’era e lasciare a noi intatta la magia e la perfezione del "Buio oltre la siepe".
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A mio parere leggendolo in quest’ottica è un bel romanzo, a me è piaciuto e anche come dici tu la distruzione di un mito, il padre di Scout, è doloroso ma In realtà comprensibile per i tempi in cui si svolge il romanzo..
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