Dettagli Recensione
Parole sulle mani
E’ il seguito del più famoso Shantaram, ma ne ha perso decisamente lo smalto e l’appeal. Se nel primo libro infatti protagonista indiscussa era l’India, con tutte le sue contraddizioni, in questo libro ritroviamo alcuni personaggi che avevamo conosciuto, ma aumenta la confusione della trama e, soprattutto, perdiamo i contorni della storia che sembra essere a tratti un nostalgico revival, a tratti un romanzo d’azione americano, a tratti un romanzo mistico. Questo è un viaggio di cui restano alcuni scatti memorabili: la pelle color cannella, la gentilezza delle persone, soprattutto di quelle più umili, gli appunti presi sulla mano, quasi fosse una filigrana di parole, le amabili conversazioni, sul tutto e sul nulla, gli occhi color smeraldo. Però in queste pagine non ho più ritrovato né la magia né la crudezza. Ho chiuso il libro sentendomi addosso non la sensazione della verità, pur romanzata, che avevo percepito con Shantaram, ma la sensazione di un qualcosa di posticcio, come se fosse stato costruito appositamente per voler chiudere un cerchio. Che però era meglio conservasse il suo alone di mistero.