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Tutti siamo padroni o mezzadri. Tutti siamo "Okie"
..."Le donne guardavano gli uomini, li guardavano per capire se stavolta sarebbero crollati. Le donne guardavano e non dicevano niente. E quando gli uomini erano in gruppo, la paura spariva dai loro volti e la rabbia prendeva il suo posto. E le donne sospiravano di sollievo, perché capivano che andava tutto bene: il crollo non c'era stato; e non ci sarebbe mai stato nessun crollo finché la paura fosse riuscita a trasformarsi in furore."
Questa frase, apparentemente priva di particolare significato, qui violentemente strappata dal suo contesto naturale che è il romanzo in questione, colpisce e stordisce come un colpo in testa il lettore che vi si imbatte nei capitoli finali rinnovando una forza interiore che fa da guida e sostegno a tutta la lettura.
Steinbeck ci ha regalato uno dei romanzi più belli e profondi di tutti i tempi e non leggerlo sarebbe una grave forma di mancanza di rispetto. E forse l'aggettivo "belli" non risulta del tutto aproppriato.
Si perché leggere questo romanzo non è piacevole in senso assoluto e man mano che lo si legge non si prova di certo una soddisfazione interiore, tutt'altro.
Si prova angoscia. Si prova tristezza. Si prova smarrimento. Si prova impotenza. Si prova disagio. Si prova furore.
E allora ci si potrebbe chiedere il perché leggerlo viste le premesse. Il motivo è presto detto:
si nutre anche speranza, si continua la lettura, più volte si vorrebbe entrare "nella vicenda" per portare il nostro aiuto concreto ai personaggi invece che rimanere dei semplici spettatori passivi.
Diventa sottile il confine tra il nostro tempo e quello narrato, tra la nostra vita e quella della famiglia Joad che ha avuto l'onore e l'onere di esserne la protagonista.
Le vicende si svolgono in America, quel paese spesso oggetto dei sogni di tante generazioni, quel paese dove tutto è grande, dove tutto è possibile.
Forse.
Quel paese dove come detto tutte è grande e allora per coerenza è grande anche la miseria, la sofferenza, il soppruso, l'abuso, il depredare, il lottare, il conquistare. Il vivere, ma anche il sopravvivere e il morire.
La famiglia Joad, famiglia di mezzadri (lavoratori della terra per conto dei padroni), vive del frutto del proprio lavoro svolto con grande attaccamento alla terra. Ma le cose sono destinate a cambiare e le tradizioni e la regolarità delle stagioni e dei raccolti e la sicurezza del regolare sostentamento vacillano per l'implacabile ed inevitabile piegarsi all'avanzata della tecnologia, in questo romanzo legata all'avvento dei trattori.
Così dove prima 100 uomini lavoravano a mano un appezzamento sfamando le proprie famiglie adesso un solo uomo con un trattore compie lo stesso lavoro. Wow, un grando beneficio portato dalle macchine ma ad alto prezzo.
E la conseguenza diretta è che non c'è più posto per gli altri.
E così iniziano i viaggi lungo la Route 66 per migliaia di famiglie alla ricerca di un lavoro che possa permetterne il sostentamento in un luogo "dove scorre latte e miele", e la stessa sorte spetta alla famiglia Joad.
Il legame famigliare è l'unico collante che permette alle famiglie di superare le difficoltà ma a volte bisogna resistere all'impulso di voler sopraffare gli altri. La necessità di mangiare mette a dura prova i rapporti con gli estranei, estranei che sono ora amici perché non ci hanno fatto nulla ora nemici perché possono involontariamente privarci di parte del lavoro che potrebbe sfamare la famiglia....perché anche gli estranei devono mangiare.
E in questo gioco del mettere gli uni contro gli altri c'è sempre chi approfitta in modo da trarne un vantaggio economico, potremmo dire anche che qualcuno orchestra e dirige come fosse il copione di un film. Perché è facile comandare dove la miseria la fa da padrona.
Ma questo film è la vita con la sua lotta per essa, la conquista dei propri diritti esistiti fino a ieri e oggi spazzati via quasi in sordina.
Questo film ha un finale ma non ha vincitori e nemmeno vinti.
Le famiglie sono ancora quelle di tipo "patriarcale" con gli uomini che lavorano elevati ad un tacito rango superiore ma in questo gioco del mischiare gli attori anche l'uomo inteso come essere maschile può perdere la propria autorità agli occhi della famiglia ed è qui che le donne raccolgono il testimone rafforzando la propria figura senza mai mettere in ombra quella del proprio uomo.
La famiglia Joad scoprirà l'instancabile forza di Ma', la donna del focolare, il vero riferimento famigliare che saprà assumere di volta in volta la figura necessaria al particolare momento di impietosa difficoltà.
Ma è proprio la difficoltà estrema che insegna a dare sempre di più agli altri anche quando in realtà ne avremmo bisogno ancor prima noi stessi, e Steinbeck ci ha insegnato questo con la scena finale del libro che spiazza il lettore lasciandolo totalmente interdetto e costringendolo ad uno sforzo sovrumano per spazzar via dalla mente una scena così potente da non lasciare scampo.
Uno spaccato di America pungente che ci fa riflettere ancora ai nostri giorni e che ben descrive il modo di pensare della società attuale cui siamo abituati.
Perché se oggi stiamo bene e godiamo del nostro lavoro ci sarà sempre qualcun altro che ai nostri occhi inconsciamente verrà chiamato "Okie" e allora, ogniqualvolta ciò dovesse accadere, facciamoci del bene e rileggiamo questo libro che ci ricorda che tutti siamo padroni, tutti siamo mezzadri, tutti siamo "Okie" e non ci sono ne vincitori ne vinti.
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