Dettagli Recensione
Il tocco della neve sulla pelle
Tra i tanti romanzi letti che si posano per un po’ poi volano via, “Il grande inverno” si ferma, fa il suo nido e decide di restare.
Oltre ad uno stile ricco, pieno di descrizioni vivide, c’è una storia intensa, ricca e forte.
È quella di Ernt Allbright, reduce di guerra, che combatte ogni giorno la sua personale lotta contro i propri demoni finché intravede una possibilità di salvezza in un trasferimento in Alaska, terra remota e solitaria dove poter ricominciare da zero.
È quella di sua moglie Cora, che farebbe di tutto pur di ritrovare l’uomo che ama, in quella pallida ombra che vive ora al suo fianco.
Soprattutto però, è quella della loro figlia Leni, l’unica che sarà veramente capace di stringere un patto con l’asprezza della natura e della vita in Alaska.
Dopo un arrivo all’impronta dell’ottimismo e un’estate che sembra promettere buoni frutti, la famiglia deve affrontare l’inverno, il desolato, gelido e lunghissimo inverno dell’Alaska.
Oltre ai problemi pratici di un isolamento totale – il cibo, il riscaldamento – la vera battaglia è quella con il buio, oscurità esterna che è il riflesso dei demoni e delle paure di ognuno, che si trovano così stipate in quattro strette mura e costrette al confronto.
“Il grande inverno” regala intensità, permette quasi di vedere con i propri occhi i paesaggi, sentire l’odore del salmone fresco, provare il brivido gelido di una ventata sul viso e il tocco della neve sulla pelle.
Regala una storia, che è quella della famiglia Allbright, ma anche quella di un paesino, è la natura selvaggia, è morte ed è amore.
Se non fosse chiaro, quanto mi sia piaciuto questo romanzo, aggiungo soltanto che dopo averlo letto, ho deciso di fare un viaggio in Alaska.