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Un tiro al bersaglio tra ciechi
"Era chiaro, il signore disdegnava caino. Fu allora che il vero carattere di abele venne a galla. Invece di compenetrarsi nel dispiacere del fratello e consolarlo, lo schernì, e, come se ciò non bastasse, si mise a decantare la propria persona, proclamandosi, davanti all’attonito e sconcertato caino, come un favorito del signore, un eletto da dio. L’infelice caino non poté far altro che ingoiare l’affronto e tornare al lavoro. La scena si ripeté, invariata, per una settimana, sempre un fumo che saliva, sempre un fumo che si poteva toccare con mano e immediatamente si disfaceva nell’aria. E sempre la mancanza di compassione di abele, le facezie di abele, il disprezzo di abele". Caino, da sempre, è il fratricida senza pietà e senza giustificazioni, la personificazione del male assoluto, degli istinti più bassi e sanguinari della natura umana. Ma è veramente così? Se invece Caino fosse un uomo come tutti gli altri, con gli stessi sentimenti, la stessa fragilità, i medesimi pregi e difetti? Se il male non fosse dipeso da lui ma un dio dispettoso, cinico, sanguinario?
Del resto cosa avevano i suoi doni al Signore in meno di quelli di Abele? Quali difetti potevano risiedere nel suo animo così profondamente uguale a quello del fratello con cui c'era sempre stata una perfetta sintonia? Quali comportamenti dei ragazzi potevano indurre l'Onnipotente a preferire l'uno anziché l'altro se entrambi erano dediti al lavoro allo stesso modo, in egual misura rispettavano i genitori e parimenti onoravano l'Altissimo? Perché Dio, che tutto vede e tutto può, non ha fatto nulla per evitare che il fattaccio si compisse? "L’hai ucciso, Proprio così, ma il primo colpevole sei tu, io avrei dato la vita per la sua vita se tu non avessi distrutto la mia, Ho voluto metterti alla prova, E chi sei tu per mettere alla prova colui che tu stesso hai creato, Sono il signore sovrano di tutte le cose, E di tutti gli esseri, dirai, ma non di me né della mia libertà, Libertà di uccidere, Come tu sei stato libero di lasciare che uccidessi abele quando era nelle tue mani evitarlo, sarebbe bastato che per un attimo abbandonassi la superbia dell’infallibilità che condividi con tutti gli altri dèi, sarebbe bastato che per un attimo fossi realmente misericordioso, che accettassi la mia offerta con umiltà, solo perché non avresti dovuto osare rifiutarla, gli dèi, e tu come tutti gli altri, hanno dei doveri verso coloro che dicono di aver creato." D'altronde parliamo dello stesso Dio che punisce Adamo ed Eva per aver assaggiato il frutto dell'albero della conoscenza, quasi che gli esseri da lui creati a questa conoscenza non devono aver accesso, devono restare nelle tenebre dell'ignoranza. Quello che chiede ad Abramo di sacrificare suo figlio per dimostrare la sua obbedienza. Lo stesso Dio che distrugge la torre di Babele, uccide i suoi autori e ne disperde i superstiti creando differenze linguistiche fino ad allora inesistenti perché indispettito dall'altezza della stessa opera. L'ente supremo che per punire i sodomiti responsabili dell'unico crimine di amarsi tra esseri dello stesso sesso, arde l'intera città, compresi innocenti, donne e bambini. L'essere onnipotente che, non contento della sua opera, azzera il mondo travolgendo con il diluvio universale, con l'intenzione vana di ricostruirlo migliore. Di crimini di questo genere, partoriti dalla mente del Creatore, se ne trovano a bizzeffe nel Vecchio Testamento. Caino, bollato in fronte con il marchio dell'infamia e condannato ad un eterno errare per espiare alla sua colpa, percorre il testo sacro in lungo e in largo in sella al suo giumento, in un susseguirsi di salti temporali che lo portano a conoscere ora Mosè, ora Noè, ora Giosuè, e tanti altri personaggi biblici. "Al ritorno, casualmente, si trattennero per qualche istante lungo la strada dove abramo aveva parlato con il signore, e lì caino disse, Ho un pensiero che non mi abbandona, Che pensiero, domandò abramo, Penso che a sodoma e nelle altre città che sono state incendiate c’erano degli innocenti, Se ci fossero stati, il signore avrebbe rispettato la promessa che mi ha fatto di risparmiargli la vita, I bambini, disse caino, quei bambini erano innocenti, Mio dio, mormorò abramo, e la sua voce fu come un gemito, Sì, sarà pure il tuo dio, ma non è stato il loro". Un viaggio dissacrante che ha come unico filo conduttore la mano insanguinata di Dio, vero e unico imputato di questo processo, ingiustificabile colpevole dei peggiori mali del mondo ma, come spesso accade ai potenti che si macchiano di efferati crimini, nonostante tutto impunito, impertinente e tutt'ora pericolosamente a piede libero. "Il signore aveva fatto una pessima scelta per l’inaugurazione del giardino dell’eden, nella roulette che aveva cominciato a far girare avevano perso tutti, nel tiro al bersaglio tra ciechi nessuno aveva fatto centro".
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