Dettagli Recensione
Un quadro di Bosch
Tenuto conto che si tratta di un'opera prima, si direbbe un inizio con il botto. Il romanzo è imponente per lunghezza, ampiezza dei temi trattati, capacità di documentazione storica sottostante e quindi si presta a varie letture (e lettori). Personalmente, ho apprezzato il tentativo di confrontarsi/interrogarsi su grandi temi (il male, il suo senso, chi lo commette, perché, con quali conseguenze, la natura dell'uomo...) e di dare, tutto sommato con meno pretese di quanto sembra apparentemente, un ulteriore punto di vista sull'olocausto e il nazismo, argomenti questi ancora paradossalmente liquidati con superficialità (Aue non è pazzo, anche se qualche problema ce l'ha).
Il romanzo ha poi incidentalmente la capacità di far apprezzare la complessità culturale e organizzativa del nazismo e di dare delle descrizioni molto suggestive (anche se non originali) di alcuni fatti storici (Stalingrado, Berlino) ma anche della vita quotidiana in guerra.
Lo stile non è sempre uguale e questo giova all'equilibrio del libro, ma i risultati non sono sempre eccellenti (ottima la toccata iniziale).
Tra le pecche mi sento di sottolineare: l'eccessiva descrizione delle scene di delirio, un qualche narcisismo nelle descrizioni, la poca plausibilità degli incontri di Aue (non è possibile che abbia conosciuto tutto il Gotha del nazismo), i riferimenti alla psicoanalisi un po' troppo espliciti e grossolani (suvvia la sorella allieva di Young se la poteva risparmiare non serve a nulla), nella trama alcune cose sono un po' buttate lì (i gemelli che rappresentano, il rapporto con il padre solo abbozzato). Infine, sottolineo per gli amanti del film di guerra i numerosi riferimenti a "Stalingrad", "La Caduta" e soprattutto "La Notte dei Generali" da cui ha ripreso il tema dei due poliziotti che indagano sull'impunito SS.
Resta il fatto che Le Benevole pur con tutti i suoi piccoli e grandi difetti è un grande romanzo che vale la pena di leggere.