Dettagli Recensione
Vera ma non troppo
Liberamente tratto da una storia vera, questo romanzo non raggiunge mai del tutto l'obiettivo, che è - in maniera fin troppo evidente - quello di emozionare il lettore.
L'abbondanza di luoghi comuni e di sentimentalismi non aiuta: una generazione di donne irrisolte, le colpe delle madri che ricadono sulle figlie, un amore tanto eterno quanto non corrisposto (ma forse sì), una figura matriarcale, Vera, che troneggia coriacea e benevola su tutti.
Quest'ultima, in particolare, si osserva senza particolare trasporto, malgrado lo scrittore ce la metta tutta per farla entrare nelle grazie del lettore, fino a diventare irritante.
Le parti più interessanti sono quelle scritte in corsivo: spoglie (finalmente) di qualsiasi patetismo, ci raccontano la terribile realtà dei gulag nella Jugoslavia di Tito.
Lasciare più spazio alla forza dei fatti e meno a fritte e rifritte considerazioni su traumi infantili e drammi esistenziali avrebbe di sicuro giovato, tanto più che pagine più riuscite non mancano e certi personaggi, a tratti, riescono a diventare veri anche sulla pagina, oltre che in una realtà da cui pare che Grossman abbia tratto ispirazione:
“Quella sua strana, indefinibile peculiarità. E' come se fosse qui e non ci fosse. La vediamo, ma al tempo stesso ci portiamo dentro il ricordo di lei”.
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Personalmente, mi son guardato bene dal leggerlo, dopo la delusione Di "Qualcuno con cui correre. Un autore non nelle mie corde.
I difetti che hai riscontrato, luoghi comuni sentimentalismo... , fanno di uno scrittore un autore piccolo piccolo.