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Ricordi dal sottosuolo
 
Ricordi dal sottosuolo 2020-03-31 10:58:15 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    31 Marzo, 2020
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Siamo nati morti

Un protagonista senza nome narra in prima persona il suo malessere nei confronti del mondo che lo circonda. Per sua stessa ammissione il racconto non è destinato ad alcun lettore se non a se stesso, come se mettere per iscritto i suoi pensieri, i suoi ricordi, i suoi sentimenti fosse un mezzo per aiutarlo a far chiarezza nella sua mente. Si definisce un chiacchierone, un chiacchierone innocuo e molesto, capace di scherzi di cattivo gusto, ineguali, incoerenti, poco convinti. Un uomo intelligente ma senza alcun rispetto per se stesso, perché nessun uomo veramente cosciente può avere il minimo rispetto di sé. La sua superiorità intellettuale lo induce a disprezzare l'uomo comune, quello felice e attivo in quanto stupido, pur non potendo fare a meno di invidiarlo. Eppure non vorrebbe mai diventare come lui, prova nei suoi confronti un rancore fortissimo, preferisce restare nella sua inattività, nel suo mondo parallelo, nel suo "sottosuolo". Trova l'uomo comune una "creatura bipede e ingrata" che ha i suoi peggiori difetti nell'intemperanza e nell'irragionevolezza. La società creata da questo essere spregevole non è altro che "un edificio di cristallo eternamente incorruttibile". "Ridete pure; io accetterò qualsiasi derisione e tuttavia non dirò che sono sazio, quando ho fame; tuttavia so che non mi accontenterò di un compromesso, di un infinito zero periodico, solo perché esiste secondo le leggi della natura ed esiste veramente. Non prenderò per il coronamento dei miei desideri un casermone di appartamenti per inquilini poveri, con contratto per mille anni e con il dentista Wagenheim sull'insegna, per ogni evenienza. Annullate i miei desideri, cancellate i miei ideali, mostratemi qualcosa di meglio, e io vi seguirò. Voi, magari, direte che non ne vale neppure la pena; ma in tal caso anch'io posso rispondervi lo stesso. Stiamo ragionando seriamente; e se non volete degnarmi della vostra attenzione, non starò a pregarvi. Io ho il sottosuolo". Il sottosuolo in questione non è un luogo geografico. È una condizione esistenziale, uno stato d'animo, un modo di essere. È un rifugio per sfuggire a ciò che lo circonda. È un mondo dominato dall'inerzia, dalla pigrizia, dall'apatia, tuttavia preferibile al mondo reale in cui la felicità è subordinata alla ricchezza, l'operosità è la maschera con cui si cela un'ineluttabile stupidità, la volontà è dettata dalla convenienza più che dalla ragione. Eppure ci ha provato ad essere come gli altri, ad integrarsi con la società, ad accettare il mondo. I suoi tentativi sono però miseramente falliti. Ha provato a fingersi innamorato pur non provando amore, riuscendo a soffrire pene reali per un sentimento simulato. Ha provato a fingersi arrabbiato, indignato per gesti che avrebbero dovuto offenderlo ma che lui vive con freddezza, nei confronti dei quali cerca improbabili vendette. A nulla è servito tutto ciò. Allora basta, per lui non c'è niente all'infuori del sottosuolo. "Per quel che poi riguarda me personalmente, nella mia vita ho solo portato alle estreme conseguenze ciò che voi non avete osato condurre neppure a metà, prendendo oltretutto per buon senso la vostra viltà, e consolandovi così, ingannando voi stessi. Sicché io, forse, ne esco ancor più "vivo" di voi. Ma guardate più attentamente! Se non sappiamo neppure dove abiti, adesso, questa vita, e cosa sia, come si chiami! Lasciateci soli, senza i libri, e subito ci confonderemo, ci smarriremo: non sapremo che partito pigliare, a cosa attenerci; che cosa amare e che cosa odiare, che cosa rispettare e che cosa disprezzare! Ci è di peso perfino essere uomini - uomini con un corpo e sangue vero, nostro; ce ne vergogniamo, lo consideriamo un disonore e ci sforziamo di essere non so che ipotetici uomini universali. Siamo nati morti, e da tempo non nasciamo più da padri vivi, e la cosa ci piace sempre di più. Ci prendiamo gusto. Presto escogiteremo il modo di nascere da un'idea. Ma basta; non voglio più scrivere "dal Sottosuolo"..."

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