Dettagli Recensione
Un titolo mancato
Nel qual caso con libro femminista si intendesse uno scritto con protagoniste forti e indipendenti allora si, forse questo libro è un libro femminista, ma, e qui c’è un grande ma, perché Annabella e Angela sono due personaggi aridi, due stereotipi, che solo superficialmente si possono considerare personaggi femminili di una certa entità.
Annabella che si prostituisce, non per disperazione, ma perché non si fa alcuno scrupolo ad usare la sua bellezza , il suo fascino e ogni orifizio del suo corpo per ottenere ciò che vuole, dai soldi al potere. A vederla così, alta, bella, coi capelli rasati, con appena vent’anni e con quest’intelligenza sorprendente, a chiunque verrebbe voglia di innamorarsi di lei, peccato che questo è tutto. Di lei non si sa più nulla, cosa le piaccia, cosa pensa davvero, di lei si vede solo questo abito cucitole addosso. In più, mai e poi mai, si capisce cosa ci trovi in Angela, cosa l’attiri a lei, perché proprio lei, perché l’ama.
Annabella è un involucro bello, accattivante e sensuale, ma un involucro vuoto, che fino alla fine si cerca qualcosa con cui riempirla, ma questo qualcosa non si trova mai.
Con Angela va un po’ meglio, lei è un po’ più approfondita, delineata, ma fino alla fine non si capisce dove l’autrice voglia arrivare con lei... una donna spietata, capace di tutto pur di soddisfare le proprie esigenze, a tal punto da diventare un assassina senza battere ciglio, ma perché? Angela è una bella donna, glaciale e stoica, con una sfrenabile passione per lo shopping, ma decisamente una fallita. Non riesce nell’insegnamento e non riesce nella scrittura. L’unica passione che le notiamo è quella passione che la prende per Annabella, quell’amore folle che la pervade e le permette di trovare un qualcosa di nuovo a cui dedicarsi, per sentirsi un po’ meno fallita forse. E dico forse, perché anche qui i sentimenti sono lasciati fuori, non c’è spazio per l’introspezione, per un analisi che vada al di là del piacere fisico o di questo accenno di amore, che passa comunque attraverso il corpo.
È un libro che non si analizza, che rimane sempre e solo in superficie. I personaggi sono superficiali e i loro rapporti sono quelli che ne risentono di più, che risultano vaghi e quasi senza senso.
Il libro manca di coerenza, molte scene sembrano messe lì solo per il piacere di raccontarle, ma senza avere un collegamento tra loro. C’è sempre una domanda che aleggia lì, questo “perché?“, che ci si chiede continuamente, disorientati dalle scende a volte insensate.
Ed è un peccato, perché la trama è forse un po’ un cliché, ma incuriosisce e attrae e la scrittura prende, non è perfetta ma fa il suo dovere, coinvolgendo e a volte riportando frasi notevoli. Le parti scritte meglio sono le descrizioni, soprattutto quelle erotiche. L’autrice usa questi elenchi di parole, verbi, sostantivi e, ovviamente, aggettivi, che descrivono alcune scene. In alcuni casi, questa trovata le è riuscita, affascinando pure, ma in altre mi è quasi sembrato di leggere una lista della spesa, certo, una lista della spesa con parole altisonanti, ma pur sempre una lista della spesa.
È un libro che definirei pieno di potenzialità, una lettura resa piacevole inconsapevolmente, perché io mi sono trovata a sorridere e a volte proprio a ridere davanti alle scene più surreali, ma non era questo quello che l’autrice cercava, immagino. Ed è qui il problema più grande, che l’autrice prefissa un obiettivo, te lo mostra, ma non solo non lo raggiunge, non lo sfiora neanche.
Scrivere un libro non è semplice, e spesso bisogna passare su molti cadaveri di libri prima di arrivare ad un opera ben fatta.
So di non aver scritto una recensione positiva, ma in questo libro si può vedere il miraggio di uno nuovo, magari meglio scritto e con personaggi meglio caratterizzati.