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Parallelismi inquietanti
Credo che ad oggi, la trama di "Cecità" la conoscano un po' tutti: la gente viene colpita da una cecitá virale improvvisa. Questa epidemia, perché di questo si tratta, posso paragonarla ad altri scenari apocalittici della distopia ma, in realtà, ha caratteristiche diverse, per esempio le persone non cambiano, anzi, grazie alla loro cecità possiamo notare ciò che davvero ognuno di loro è.
“La cecità stava dilagando, non come una marea repentina che tutto inondasse e spingesse avanti, ma come un'infiltrazione insidiosa di mille e uno rigagnoli inquietanti che, dopo aver inzuppato lentamente la terra, all'improvviso la sommergono completamente”
Questo libro, complice anche il momento particolare in cui ho deciso di leggerlo, mi ha molto colpito. Mi ha lasciato delle sensazioni molto particolari e mi ha fatto pensare moltissimo al mondo e a come decidiamo di starci. Il modo in cui Saramago è riuscito a trovare la quadra nella trama con tutti gli elementi mixati alla perfezione ha fatto sì che questo libro sia il capolavoro che è.
Saramago ha una scrittura descrittiva molto accentuata, i discorsi diretti o indiretti pieni di riferimenti. Ascoltando leggere il romanzo ho avuto l'impressione di essere presente nelle pagine, seppur qualche parte risulti piuttosto caotica per via della presenza di parecchi personaggi, volutamente senza nome e, quindi, spersonalizzati. Succedono cose importanti in ogni momento e non ci si annoia mai. Anche nei lunghi momenti di introspezione di un personaggio, non si perde mai la voglia di sapere cosa sta pensando e cosa stia provando. Questi momenti introspettivo sono comunque dinamici, trattati in modo drammatico per invogliare alla lettura del prosieguo.
Nonostante la drammaticità insita in ogni parola, non mancano momenti di pura ironia data dalle molte battute sui ciechi e sulla cecità in generale, che strappano un sorriso anche nei momenti più pesanti del libro.
“Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo, non vedono”
I personaggi sono tratteggiato in maniera pressoché perfetta. Come dicevo, non ci è dato conoscere i loro nomi, eppure sembra di conoscerli bene. Saramago, a causa della loro cecità, li porta ad esprimere ciò che realmente sono, senza imposizione dei limiti imposti nella vita reale. La domanda che aleggia su queste pagine è: come ci comporteremmo se fossimo al loro posto? All'ambientazione è stata data una grande importanza. Soffocante, difficile e nuova, fa capire bene lo stato di alienazione che prova la gente rifiutata per via dell'infezione. Il senso di straniazione è molto forte e a volte claustrofobico. Così come l'accettazione della cattiveria da parte dei "buoni"
Per quanto riguarda il tempo e il luogo, per quanto si possa in parte capire, non viene mai esplicitato perché non risulta rilevante ai fini della narrazione. Potrebbe essere oggi, proprio in Italia, oppure nel 1950 in America.
“Parole giuste, eravamo già ciechi nel momento in cui lo siamo diventati, la paura ci ha accecati, la paura ci manterrà ciechi”
Un libro che consiglio a tutti di leggere, perché oltre ad essere attualissimo è insieme un compendio della bruttura umana, della cattiveria e del voler spersonalizzare l'umano fino ai limiti consentiti (e oltre). Se siete suscettibili, forse andrebbe letto alla fine della quarantena da Covid-19 onde evitare di fare parallelismi con la situazione attuale.
“Non ha trovato risposta, le risposte non vengono ogniqualvolta sono necessarie, come del resto succede spesse volte che il rimanere semplicemente ad aspettarle sia l'unica risposta possibile”