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Fumo senza arrosto
Riferimenti letterari, artistici, musicali, scene di sesso descritte minuziosamente, efferati atti di violenza, effetti speciali a metà tra fantascienza, magia e sogno. Il tutto miscelato con una prosa semplice, veloce, immediata. Eppure il risultato sembra privo di amalgama, come se l'autore avesse buttato nel calderone ingredienti a casaccio senza dosarli bene e senza avere un'idea chiara di quale dovesse essere il piatto da servire. Ne risulta un libro tutto sommato piacevole e scorrevole che nella prima parte promette anche bene ma finisce per tradire le aspettative, infilandosi in un confuso scenario magico-onirico-metaforico che non sembra portare da nessuna parte, raccontando una serie di avvenimenti privi di un reale filo conduttore, quasi l'autore si trovasse a dover improvvisare ad ogni nuovo capitolo. Due storie parallele, due personaggi molto diversi tra loro che non si incontrano mai pur trovando, per brevi istanti, elementi, luoghi e personaggi secondari in comune. Da una parte Tamura, autoribattezzatosi Kafka, quindicenne scappato da casa per sfuggire ad una inquietante profezia del padre, dotato di una maturità poco credibile per la sua età. Dall'altra Nakata, anziano ex falegname capace di parlare la lingua dei gatti, privato dell'intelligenza da uno strano incidente capitatogli durante l'infanzia. Cammini separati, avventure diverse, obiettivi divergenti che confluiranno nella comune frequentazione di una biblioteca e nella conoscenza di un personaggio chiave come la signora Saeki. Una pietra magica capace di aprire un accesso ad una dimensione parallela, un quadro intitolato come il libro "Kafka sulla spiaggia" custode di ricordi e segreti, piogge di pesci e di sanguisughe, spiriti capaci di prendere le sembianze di personaggi pubblicitari. Un eccesso di carne al fuoco che sembra nascondere chissà quali simbolismi, metafore, significati nascosti, che prova a stupire con aforismi e citazioni ma che alla fine lascia un senso di incompletezza, di delusione, trasformando in fumo quello che sembrava poter essere un buon arrosto.
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Commenti
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@Emilio: probabilmente sono stato io a non saperlo apprezzare. Diciamo che non incontra i miei gusti, magari più in là ci riproverò con un altro libro, non nell'immediato comunque.
@Giulio: se devo giudicarlo da questo libro direi anche io che è un po' sopravvalutato.
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